03 aprile 2025

Micaela Gaddi, mandellese: “Quel viaggio in Senegal ha cambiato la mia visione della vita”

“Le emozioni che ho vissuto in quell’esperienza sono inspiegabili - racconta la trentaduenne - Mi sono sentita la persona più ricca al mondo grazie a quei bambini, ai fantastici volontari e ai fondatori dell’associazione “La maison des enfants”. E ho ritrovato la mia luce”

Micaela Gaddi con il bambino da lei adottato a distanza.

(C.Bott.) Lei è Micaela Gaddi, ha 32 anni e abita a Mandello Lario. Ha una grande passione per il gioco del calcio e ama viaggiare. E’ stato proprio un viaggio, quello da lei compiuto mesi fa, a cambiare la sua vita. O quanto meno la sua visione dell’esistenza. Quel viaggio, iniziato a fine dicembre 2024 e terminato a metà gennaio, l’ha portata fino in Senegal, Paese dell’Africa occidentale. “Avevo sempre desiderato fare un’esperienza con i bambini meno fortunati - spiega - ma non avevo mai avuto il coraggio di prendere e partire da sola”.

Un mattino Micaela si sveglia (“quello per me era un periodo no”, ammette) e navigando sui social scopre la “Maison des enfants”, un’organizzazione di volontariato con sede a Valbrevenna, nell’entroterra genovese. Si fa coraggio e la contatta, viene a conoscenza degli scopi e delle iniziative dell’associazione e senza esitare decide di adottare a distanza un bambino. Poi l’altro grande passo: prenota un volo aereo per andare a conoscerlo. E, con lui, incontrare altri bambini.

“Non potevo fare scelta migliore - afferma la giovane mandellese - Le emozioni che ho vissuto in quel viaggio sono inspiegabili. Quel che è certo è che soltanto facendo determinate esperienze è possibile capire il valore autentico della vita. E il vero significato dell’amore”. “Non avevamo nulla - aggiunge - ma in quel periodo mi sono sentita la persona più ricca al mondo grazie a quei bambini, ai fantastici volontari che ho incontrato e ai fondatori dell’associazione, Marco e Valeria. Sì, ho ritrovato la mia luce e non smetterò mai di ringraziarli”.

A volte si parla del mal d’Africa intendendo con quell’espressione la forte sensazione di nostalgia che si prova dopo aver visitato il Continente nero e che al rientro si manifesta come un disagio emotivo. “Sì, ora posso confermarlo - osserva ancora Micaela - il mal d’Africa esiste, eccome se esiste! La riprova? Sono passati pochi mesi da quel mio viaggio ed eccomi di nuovo in partenza per il Senegal, dove potrò riabbracciare tanti bambini”.

Poi un’ultima considerazione: “Sappiamo che da soli non possiamo cambiare il mondo, ma è certo che nel mondo di un bambino possiamo fare la differenza”.

E’ allora doveroso ricordare che “La maison des enfants” opera nella comunità di Malicounda, nel dipartimento di M’bour, 80 chilometri a sud di Dakar. Costituita nel 2016, si occupa dei bambini di strada del Senegal, comunemente chiamati “bambini talibé”, termine con cui sono indicati i ragazzi che studiano il Corano. Quei bambini vengono mandati in scuole coraniche denominate daara gestite da un maestro chiamato Marabout, al quale le famiglie affidano i propri figli e che dovrebbe insegnare loro il Corano e provvedere alle loro esigenze.

I “bambini talibé” di cui si occupa la “Maison des enfants” sono bambini e ragazzi tra i 4 e i 15 anni che vengono allontanati dalle famiglie, spesso impossibilitate a provvedere al loro mantenimento. Giunti alle daara, in particolare a quelle non ufficialmente riconosciute, vengono costretti a chiedere l’elemosina, non vengono nutriti né ricevono assistenza medica qualora ne avessero bisogno e la loro vita scorre in uno stato di indigenza e degrado allarmanti.

Le daara, tra l’altro, sono quasi sempre ricavate in edifici fatiscenti e privi di servizi. Dormono su pavimenti in cemento o in piccole stanze, creandosi un giaciglio con sacchi vuoti rimediati nei mercati. Si svegliano presto e dopo aver pregato e ripassato i versi del Corano vengono obbligati a raggiungere i centri abitati per mendicare.

Il progetto “Io talibé” si propone  di assistere i bambini in tutte le loro necessità primarie: il pasto quotidiano, vestiti e scarpe, cure mediche, possibilità di lavarsi, giocare e andare a scuola. Ma soprattutto vuol dare loro le attenzioni e l’affetto possibili per rispettare il loro diritto di essere bambini.

Così ogni mattina alle 7 il centro apre le porte a 400 bimbi che, dopo una sostanziosa colazione, possono trascorrere diverse ore nel centro, alternando diverse attività. Possono fare la doccia e indossare vestiti puliti, poi i piccoli sono seguiti in classe con disegni e giochi da tavolo, mentre per i più grandi vengono organizzate attività nel piccolo spazio esterno. Per restituire sorrisi, lo stesso auspicio di Micaela Gaddi in partenza per l’Africa per un’altra esperienza di volontariato.




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