(C.Bott.) C’è anche Mandello Lario oggi a Roma per celebrare il cinquantesimo anniversario del primo Centro di aiuto alla vita. Un gruppo di volontarie dell’associazione ha raggiunto la capitale e in queste ore sta partecipando alle iniziative programmate in occasione della significativa ricorrenza, che prevedeva nella prima parte della mattinata il passaggio dalla Porta santa della Basilica vaticana prima della celebrazione eucaristica.
In previsione dell’appuntamento odierno Marina Casini, presidente del Movimento per la vita italiano, aveva scritto ai partecipanti: “ La situazione spinge a una seria riflessione sull’importanza di esserci, di partecipare, di non abbandonare l’entusiasmo iniziale per scoprire ancora di più le ragioni e le motivazioni che ci hanno portato a vivere insieme l’8 marzo”. Sul significato dell’incontro aveva aggiunto: “Dobbiamo far emergere le ragioni profonde della nostra presenza. In primo luogo essere a Roma l’8 marzo vuol dire essere vicini a papa Francesco, stringerci attorno a lui, fargli giungere il nostro affetto pregando per lui”.
Quindi alcune riflessioni sul senso della ricorrenza: “I 50 anni del Movimento per la Vita - si può dire così, perché i Cav sono parte integrante e fondamentale del Movimento - sono un dono alla Chiesa, alla società. Sono una festa per il popolo della vita, sono la speranza in atto e quella che costruisce il futuro, la storia che ci ha fatti incontrare, conoscere, gioire, faticare, collaborare, l’occasione per ricaricarci, rinnovare le energie e le motivazioni per le quali vale la pena spendere la propria vita per costruire la civiltà della verità e dell’amore”.
Quindi un’ultima considerazione: “A 50 anni dall’inizio del Movimento per la vita, nel ricordo del molto lavoro compiuto e con la consapevolezza di quello da compiere, siamo chiamati a fare emergere a livello di collettività, la bellezza di quella spiritualità della vita che - diceva Carlo Casini - nel segreto delle nostre coscienze ci ha fatto ripetere nei momenti di stanchezza Qualunque cosa avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli lo avete fatto a me”.
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