La giornalista mandellese è autrice del libro “Gli irriducibili della pace” la cui prefazione è stata scritta proprio dalla cantante israeliana. “Devono essere sovrastati i proclami di chi predica l’odio”
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Chiara Zappa |
(C.Bott.) La loro esibizione ieri sera sul palco del Teatro Ariston di Sanremo era tra i momenti più attesi e più significativi della prima serata del Festival della canzone italiana. Un’esibizione nel segno della solidarietà e della fratellanza, quella di Noa e di Mira Awad, che hanno duettato sulle note di Imagine di John Lennon, brano che negli anni è diventato un vero e proprio inno alla pace. Due culture unite dalla musica e da un’amicizia profonda.
Noa,
pseudonimo di Achinoam Nini, è una tra le cantanti israeliane più famose al
mondo. Nata a Tel Aviv nel 1969 da una famiglia di ebrei dello Yemen costretti
a fuggire dal loro Paese, ha debuttato come cantante nel 1991. Mira Awad,
classe 1975, è una cantante, attrice e autrice palestinese con cittadinanza
israeliana, appassionata di musica fin da bambina. Insieme, le due artiste
hanno rappresentato anni fa Israele all’Eurovision Song Contest.Noa e Mira Awad ieri sera sul palco dell'Ariston a Sanremo.
Noa è anche l’autrice della prefazione del libro Gli irriducibili della pace. Storie di chi non si arrende alla guerra in Israele e Palestina dato alle stampe negli ultimi mesi del 2024 da Chiara Zappa, un anno dopo l’attacco sferrato da Hamas contro le comunità di Israele, scintilla che ha innescato una guerra tuttora in atto che sta causando migliaia di morti e feriti. Nel libro, le storie raccontate dalla giornalista mandellese di Mondo e Missione raccontano il rifiuto della logica dello scontro per abbracciare quella della convivenza. E la cantante israeliana appunto nella prefazione scriveva: “Questi sono tempi terribili per tutti coloro la cui anima sia in sintonia con il grido di madre natura, con il lamento e il dolore delle madri, con il tremore della terra, mentre gli eserciti e le macchine da guerra tuonano su di essa, il fragore dei proiettili e delle bombe sovrasta il canto degli uccelli e le voci di odio, vendetta e rabbia sovrastano quelle dei bambini che giocano e delle mamme che pregano”. Quindi un appello: “Abbiamo bisogno dell’aiuto dell’intera famiglia umana per liberarci da queste forze oscure ed emergere alla luce”.
Quella che segue è la testimonianza di Chiara Zappa sull’esibizione di ieri sera a Sanremo di Noa e Mira Awad:
“In Israele e Palestina ci sono tante persone che non credono alla guerra e vogliono arrivare alla pace: noi siamo fiere di essere la loro voce”. Con queste parole la cantante israeliana Noa ha commentato la sua esibizione, insieme alla collega e amica palestinese Mira Awad, ieri sera al Festival di Sanremo. È stato emozionante vedere queste due artiste, che nella logica del conflitto dovrebbero essere nemiche, cantare fianco a fianco, in arabo, ebraico e inglese, il brano “Imagine” di John Lennon, il cui testo era stato adattato per adeguarsi al contesto del Medio Oriente in fiamme.
Personalmente l’emozione è stata particolare perché proprio Noa, da tempo in prima linea nell’invocare una risoluzione pacifica al conflitto che da decenni incatena la sua terra, è l’autrice della prefazione al mio libro “Gli irriducibili della pace” (Ets edizioni) in cui racconto le storie straordinarie di donne, uomini e persino di giovanissimi che, in mezzo alla violenza e all’odio, promuovono percorsi di dialogo e riconciliazione. Protagonisti che, con grande coraggio, sfidano i pregiudizi delle rispettive società per guardare all’altro non come a un nemico ma come a un essere umano, con la sua storia personale e collettiva di sofferenza in cui rispecchiarsi.
Persone come Leyla, che con fatica ha saputo superare il risentimento provocato dalla tragica perdita di un figlio neonato, o Chen, che ha scelto di rinunciare alla divisa dell’esercito per lottare per il riconoscimento reciproco con le armi del teatro, o il rabbino Avi Dabush, che insieme ad altri volontari israeliani scorta i contadini palestinesi nei loro campi e oliveti per difenderli dalle aggressioni dei coloni fanatici. E ancora Mohammed, che ha accompagnato i suoi studenti palestinesi in visita ad Auschwitz, o Samah e Nir, responsabili delle istituzioni educative del villaggio di Neve Shalom-Wahat al Salam, in cui famiglie ebree e arabe vivono fianco a fianco e mandano i loro figli a scuola insieme per costruire la riconciliazione dal basso.
Scrive Noa nella prefazione al mio libro: “Non posso non liberare dal mio cuore, come Noè liberò la colomba, queste parole: mi rifiuto di battermi per Israele senza battermi anche per la Palestina, così come tanti miei amici che sostengono la Palestina, sostenendo allo stesso tempo anche Israele. Noi, i milioni di israeliani e palestinesi che stiamo soffrendo e siamo torturati, non siamo la nostra leadership. Siamo esseri umani che sono stati rapiti negli oscuri tunnel della disperazione da estremisti ai quali non importa nulla delle nostre vite e del nostro benessere. Abbiamo bisogno dell’aiuto dell’intera famiglia umana per liberarci di queste forze oscure ed emergere alla luce”.
L’artista sottolinea l’importanza e l’urgenza di esporsi in prima persona, come singoli cittadini e comunità, per chiedere che il fragore delle armi cessi: “Prego, lavoro e credo, come ho fatto per tre decenni e oggi più che mai, solo nella pace. Così come tante donne e uomini le cui storie sono raccontate in questo libro”. Mi auguro che queste voci controcorrente riescano a farsi ascoltare, sovrastando i proclami di chi predica l’odio.
Chiara Zappa
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