11 febbraio 2025

Addio, Natalino. Mancheranno la sua amicizia, la sua cordialità, le chiacchierate con lui, i sorrisi...

Natalino Curioni sulla pagina di agosto del calendario 2024 del centro anziani.

(C.Bott.) Quante chiacchierate, con lui! Con Natalino Curioni era bello incontrarsi, fosse anche soltanto per scambiarsi poche battute. Si interessava a ogni evento che coinvolgesse direttamente o indirettamente la sua comunità mandellese, che conosceva pressoché alla perfezione. E che amava.

Ci chiedeva delucidazioni su quanto era accaduto poche ore o pochi giorni prima in paese o su episodi che avevano magari coinvolto qualche mandellese, che naturalmente lui nella maggior parte dei casi conosceva. Poi i nostri colloqui finivano con le sue scuse: “Scusami se ti ho disturbato e ti ho fatto perdere tempo”, diceva. E io a dirgli ogni volta che incontrarlo e scambiare appunto due chiacchiere non era assolutamente tempo sprecato, neppure quando amabilmente il discorso finiva sui nostri amici a quattro zampe e in particolare sul suo affezionato gattino.

Ogni volta l’invito era ad andare a prendere un caffè da lui, un motivo in più per chiacchierare del più e del meno. Quando già le sue condizioni di salute destavano preoccupazione, ci raccontava delle sue telefonate e dei graditissimi incontri nella sua casa in via dei Monti con don Ambrogio Balatti, negli ultimi tempi a sua volta malato, scomparso lo scorso novembre. E sorrideva, come era solito fare e come gli suggerivano il suo carattere gioviale e la sua solarità.

“Anche alla malattia non si è mai arreso e soltanto dopo essere diventato bisnonno, a fine gennaio, è sembrato lasciarsi andare, quasi avesse raggiunto l’ultimo obiettivo della sua esistenza”, ci ha detto sua figlia Eliana, che per lui ha fatto tanto, tantissimo. Per poi aggiungere: “Non nasce, il piccolino? Non nasce ancora? E andrà tutto bene?, era solito chiedermi con insistenza e trepidazione per quel fiocco azzurro che pareva tardasse a venire alla luce e che invece ha anche potuto stringere tra le braccia”. E sorridergli, aggiungiamo noi, perché il sorriso era parte di lui, di Natalino.


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