Don Vittorio: “Continuiamo a fare del bene, seguendo l’esempio che lui ci ha dato”. Don Fabio: “La carità non avrà mai fine e i suoi gesti lo stanno portando da Gesù”. Il parroco don Aldo: “Sono certo che lui aprirà le porte del paradiso con le chiavi della fede, della speranza e della carità”
(C.Bott.) “Accompagniamo la sua anima a presentarsi davanti a Dio e lui lo accolga in paradiso, dove c’è qualcuno ad aspettarlo e dove magari ora sono già insieme”. Ad Abbadia Lariana è il giorno dell’ultimo saluto a Stefano Barra e a introdurre il rito funebre celebrato nella chiesa di San Lorenzo è il parroco, don Aldo Milani. Con lui all’altare ci sono don Fabio Molteni e don Vittorio Bianchi, suoi predecessori alla guida della comunità pastorale. Accanto a loro, con i rispettivi labari, le rappresentanze del Soccorso degli alpini, del gruppo comunale di Protezione civile, dell’Aido e dell’Ana di Mandello Lario.
E’ don Vittorio a pronunciare l’omelìa. “Siamo qui in tanti - premette - per un lutto che tocca tutti noi e a chiederci che senso ha questa morte, la morte di Stefano. Le nostre menti e i nostri cuori sono sperduti, ma sappiamo che Dio verrà, la sua parola è certezza e dobbiamo essere consapevoli che lui non ci abbandona”. “Dio non tradisce mai - aggiunge l’ex parroco - e alla fine la vita trionferà perché Dio ama la vita, perché Dio è amore. E allora coraggio, continuiamo a volerci bene e a fare del bene, proprio seguendo l’esempio che Stefano ci ha dato”. “Lui ha reagito a un grande dolore, quello per la morte a soli 10 anni di suo figlio “Michy” - dice ancora don Vittorio - trasformandolo in azioni e in atti di bene e di altruismo verso il prossimo. E’ bella, la solidarietà, e lui ce lo ha dimostrato”.
Al termine del rito è don Fabio a ricordare Stefano. “Una volta mi ha visto deluso e arrabbiato e mi ha consolato - afferma - sollecitando anche un amico a starmi vicino. Mi ha colpito, la sua sensibilità, e ora conservo nel cuore quelle sue belle parole”. “Pensando a Stefano - ha aggiunto il sacerdote, alla guida della comunità pastorale di Abbadia fino allo scorso settembre - ho pensato a chi, dovendo affrontare un grande dolore nella propria vita, tende a chiudersi in se stesso. Lui invece si è aperto al prossimo ed è stato di stimolo per tutti a fare sempre di più per gli altri. La carità non avrà mai fine e i suoi gesti ora lo stanno portando da Gesù”.
La preghiera del donatore, poi un pensiero anche da don Aldo. “Sono qui da poche settimane e conosco Stefano soltanto oggi - dice il nuovo parroco - ma sono certo che lui aprirà le porte del paradiso con le chiavi della fede, della speranza e della carità, le tre virtù teologali”.
Quindi altre testimonianze. “Ho visto crescere un uomo generoso e con la tua associazione dedicata a “Michy”, voluta dopo avere affrontato il dolore più grande che un padre possa provare, hai raggiunto grandi risultati”, dice un amico. E un altro: “Tu e tua moglie Paola avete saputo tramutare il dolore in un prezioso aiuto a favore della ricerca per la cura dei tumori e noi ora abbiamo il dovere di andare avanti sulla strada che voi avete tracciato”. Poi ancora: “Ricorderemo la tua tenacia e la tua volontà di aiutare chi soffre. Ora tu e “Michy” siete due angeli abbracciati, siete i nostri angeli custodi”. Infine un pensiero a mamma Franca: “Grazie per averci donato Stefano”.
A lei e a Paola, sul sagrato della parrocchiale, l’abbraccio degli amici e quello ideale di una intera comunità. E all’uscita del feretro un applauso. Poi un assordante silenzio, interrotto soltanto dalle note del brano Gli angeli. “Quello che si prova non si può spiegare qui. Quando ormai si vola non si può cadere più. E da qui, qui non arrivano gli angeli”, cantava anni fa Vasco Rossi. Ma oggi anche chi ha conosciuto Stefano vorrebbe gridare: “Quello che si prova non si può spiegare qui…”.
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