13 gennaio 2025

Gennaio 2000. La via Solleder da solo, in inverno. “Marco Anghileri, ancora una volta grazie”

Marco Anghileri (1972-2014)

Nel gennaio 2000 Marco Anghileri, classe 1972, scomparso sul Monte Bianco nel 2014, portava a termine la prima invernale in solitaria della via Solleder, 1.400 metri di sviluppo, sulla parete Nord-ovest del Civetta (3.220 metri), nel gruppo dolomitico tra l’Agordino e Valle di Zoldo, nel Bellunese. A distanza di 25 anni il lecchese Renato Frigerio, esperto di storia dell’alpinismo, rievoca quella ricorrenza:

La ricorrenza annuale del 18 gennaio fa parte delle cose più belle e emozionanti da ricordare nella vita sociale degli oltre 40 anni del gruppo Gamma e della assai più lunga storia della cronaca alpinistica. Allora dedichiamo con riconoscenza la nostra attenzione a Marco Anghileri, uno dei principali protagonisti dell’alpinismo solitario e invernale. L’occasione prende forma e materia nell’imminenza del venticinquesimo della prima ripetizione invernale in solitaria della via Solleder al Monte Civetta, sulle Dolomiti bellunesi, aperta nell’estate 1925 da Emil Solleder con Gustav Lettenbauer.

La parete Nord-ovest della Civetta, alta 1.160 metri, è caratterizzata da interminabili strapiombi, camini e fessure. L’impresa vide Marco impegnato per 5 giorni consecutivi di scalata, dal 14 al 18 gennaio 2000, con quattro bivacchi in parete.

Questa nostra doverosa memoria vuol significare un semplice richiamo che viene da lui, dal suo modo di capire la vita e la passione per la montagna. Se a Marco, per tutti il Butch, con una importante dinastia Anghileri nelle file del gruppo, dedichiamo come Gamma la nostra attenzione non è soltanto perché lui a Lecco è stato vicino con passione e dedizione per le sue stupende montagne.

Per la messa a punto della situazione e a proposito del suo sentirsi effettivamente lecchese scriveva quanto segue nella prefazione del libro Il Resegone. Il profilo più caro ai lombardi di Angelo Sala, novembre 2002: “Nelle mie giornate a Lecco lo sguardo si orienta spesso, quasi inconsapevolmente, a oriente e alla vista del Resegone: mi piace sentirmi allora quasi cullato e in qualche modo protetto da questa grande e meravigliosa parete frastagliata, che sembra vegliare sulla mia casa, sulla mia città”.

Marco con queste parole esprimeva la sua capacità di provare sentimenti affettivi verso la montagna che circonda e domina Lecco. Alla base esiste un vincolo, un legame importante e ideale, motivato e giustificato dal suo senso di appartenenza al gruppo Gamma e dalla sua amicizia con tanti alpinisti.

A proposito del suo rapporto con il gruppo Gamma, Marco all’intervista post Solleder rilasciata a planetmountain.com rispondeva così alla domanda su cosa significasse per lui appartenere ai Gamma: “Far parte di una famiglia, di una compagnia, di un gruppo di amici. Sono sempre stato un Gamma dentro. Dai campeggi alle scuole di roccia, alle serate di alpinismo e da quelle intorno a un tavolo a sentir parlare di montagna e di progetti futuri da realizzare. Anche se poi ognuno di noi ha una sua vita al di fuori, il legame è troppo intenso e non si perderà mai”.

Infatti possiamo dire che tutti ricordano Anghileri con spontaneità, soprattutto per le sue qualità umane, per quel suo modo di essere sempre garbato e sorridente, per il suo singolare e innato stile bonario e disponibile che lo faceva apprezzare da tutti. Sì, proprio così, perché dal suo conoscere l’alpinismo, la montagna, lo stesso senso del vivere ci è stato possibile ricevere spunti di rara vitalità e ispirazione, anche per la generazione più vicina al nostro tempo. A questo punto ci sembra giusto affermare che a Marco Anghileri, per quel molto che ha dato e per quello che ha insegnato a tutti noi, ancora una volta si debba dire: grazie!

Renato Frigerio

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