(C.Bott.) Ha trascorso il pomeriggio al Soccorso degli alpini di Mandello Lario, seduto sulla poltrona rossa a lui riservata, si è intrattenuto amabilmente con i bambini e ha chiacchierato con loro. Poi li ha stretti in un tenero abbraccio, li ha ringraziati, ha preso le loro letterine e li ha aiutati a imbucarle nella cassetta collocata all’esterno della sede del “pronto intervento”, dove era anche stato allestito con cura il suo “villaggio”, con tanto di elfi e di renne a rendere ancora più suggestiva la scenografia.
A tutti Babbo Natale ha dispensato sorrisi, ha donato caramelle e ha anche trovato il modo di ricordare quanto sia prezioso il ruolo svolto dai volontari del Soccorso tutti i giorni dell’anno, nessuno escluso, 24 ore su 24. A ricordarlo c’era anche una scritta, un significativo messaggio di madre Teresa di Calcutta: “Ci rendiamo conto che quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma l’oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo”.
A seguire, una lunga lista di “perché”. E tante diverse risposte a un’unica domanda: perché sono diventato soccorritore? “Per portare un sorriso anche nei momenti difficili - vi si leggeva - perché aiutare il prossimo aiuta anche me; perché significa salvare vite; perché mi insegna ad apprezzare ogni emozione; perché donare il mio tempo a chi non ne ha è il regalo più bello che si possa fare; per vincere le mie paure; per una sfida a me stesso; perché mi ha insegnato che a volte chiedere aiuto agli altri è necessario”. Poi altre risposte: “Per imparare ad assistere chi non si sente bene in ogni momento, anche quando non indosso la divisa; perché in un momento nero della mia vita ho deciso di fare qualcosa per gli altri; perché quando si è ammalato mio papà e io avevo il terrore del sangue ho visto quello che facevano i soccorritori e ho deciso di diventare come loro”.
Accanto a Babbo Natale, come detto graditissimo ospite del Soccorso in questa terza domenica di dicembre, anche il bell’albero di Natale quest’anno addobbato con tanti, tantissimi palloncini colorati su ognuno dei quali ciascun bambino - aiutato proprio dalle volontarie e dai volontari - ha scritto il proprio nome. Appena prima che scendessero le ombre della sera l’albero è stato acceso, Babbo Natale ha salutato grandi e piccoli e la magìa del Natale si è compiuta.
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