Il cardinale Oscar Cantoni: “Ogni guerra è un fallimento ma la voce dell’Europa risulta ancora troppo fioca e la domanda di pace non smette di crescere in tutta la società italiana, contro l’intollerabile sospetto che i conflitti sono dinamiche ineluttabili”
Messa pontificale con il canto del Te Deum oggi pomeriggio in Duomo a Como con il cardinale Oscar Cantoni.
“Come ogni anno vorremmo tentare un bilancio dell’anno trascorso - ha premesso il vescovo - Umanamene parlando ci sentiamo sopraffatti dalle tensioni internazionali che tengono il mondo sospeso, preoccupati e impauriti per un clima di guerra che si espande sempre più e che genera tanto dolore, insieme a molta inquietudine. Insistente è la voce di papa Francesco che continuamente ripete che “ogni guerra è sempre un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”, mentre la voce dell’Europa risulta ancora troppo fioca, la domanda di pace non smette di crescere in tutta la società italiana, contro l’intollerabile sospetto che i conflitti sono dinamiche ineluttabili, legate alla natura dell’uomo”.
“Nel pensare un bilancio - ha detto il prelato - non possiamo tuttavia dimenticare quello che ci siamo detti nella celebrazione di apertura dell’Anno giubilare sul tema della speranza cristiana, per cui, senza confondere la speranza con l’illusione di un ingenuo ottimismo, non possiamo lasciarci abbattere né dagli ostacoli, né dalla paura del futuro. La speranza cristiana impegna: essa è innanzitutto un dono assicurato dall’alto, viene da Dio, non può spegnersi, ma anche è frutto di una nostra perseverante decisione nel resistere con tutte le forze al male. Non possiamo permettere che la cultura della guerra, dell’odio, della violenza si diffonda, favorita dal vuoto di pensieri, idee, cultura”.
Il cardinale Cantoni ha poi aggiunto: “Anche noi abbiamo sperimentato inedite esperienze di fede attraverso l’apertura del Giubileo, così da poter invocare nella preghiera la pace, la fine delle violenze, mentre ci sentiamo di chiedere ai governanti di sentirsi responsabili delle tragiche conseguenze della guerra e delle ferite profonde che essa comporta. La speranza cristiana ci obbliga ad affrontare il tempo presente senza mai rinunciare alla certezza che il bene è più forte del male e che le tempeste della vita non potranno mai avere la meglio”.
“Rileggendo il cammino della nostra Chiesa di Como in questo tempo - ha quindi osservato il vescovo - occorre riconoscere che essa, in costante sinergia con organizzazioni civili e laiche, non si è lasciata condizionare dal torpore dell’indifferenza, non ha chiuso le porte alle necessità di tanti fratelli e sorelle, non è stata priva di impegno a servizio della dignità delle persone, della difesa dei diritti umani, nella ricerca di strategie di accoglienza dei profughi, della vicinanza ai poveri, ai bisognosi, alle famiglie in difficoltà e ai senza tetto. Basti citare l’accoglienza della proposta del “progetto Betlemme”, che ha interessato 13 parrocchie, coinvolgendo molti volontari locali, o l’impegno del Fondo di solidarietà famiglia-lavoro. Mi pare di poter affermare con assoluta sincerità che la nostra Chiesa si impegna a guardare con misericordia l’umanità, ricentrando tuttavia continuamente lo sguardo su quello di Dio, per essere un’immagine viva della sua sollecitudine nei confronti dei suoi figli”.
Quindi il passaggio conclusivo della sua omelìa: “Un tempo la trasmissione del Vangelo avveniva dentro un tessuto di società cristiana. Oggi non è più così. Le persone per essere impegnate in attività caritative hanno bisogno di essere plasmate dalla parola di Dio, per maturare in loro una fede adulta, capace di portare la croce e far sì che con la loro presenza il mondo non resti fuori dalla porta delle nostre chiese. Purtroppo registriamo che la maggior parte di quanti sono impegnati in attività di volontariato sono contraddistinti da un’età media piuttosto avanzata. Se posso esprimere un auspicio, aiutiamoci per il prossimo anno a custodire il sogno di un mondo rinnovato dalla speranza e che la nostra Chiesa sia capace di essere segno profetico della carità di Cristo per il bene dei nostri territori”.
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