Così il cardinale Oscar Cantoni: “C’è bisogno di silenzio interiore, di preghiera, di pazienza per comprendere il mistero dei singoli avvenimenti e il compito che Dio affida a ciascuno di noi”
Il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como. |
(C.Bott.) “E’ uno spettacolo commovente ammirare, con un semplice colpo d’occhio, questa vasta assemblea composta da così numerose persone di tutte le età e provenienze, con carismi e ministeri diversi, comprese le autorità civili e militari. Con la vostra partecipazione a questo rito voi dimostrate che il popolo di Dio non è indifferente davanti ai grandi appelli della Chiesa. Così, da ogni parte della nostra diocesi, siete accorsi per questa storica celebrazione di apertura dell’Anno Santo, che papa Francesco auspica sia vissuto con fede intensa, speranza viva e carità operosa”.
Così il cardinale Oscar Cantoni ha introdotto oggi pomeriggio la sua omelìa alla celebrazione eucaristica che in Cattedrale a Como ha aperto ufficialmente l’Anno Santo in diocesi.
“L’anno giubilare - ha detto il prelato - non può essere interpretato come un’occasione per un ulteriore business, né semplicemente uno strumento di turismo religioso. E’ molto di più: una splendida occasione di ripartenza, una inedita via di rinascita che Dio mette a disposizione del suo popolo. Sperimentiamo ancora, in questo mondo in subbuglio, le tristi conseguenze dei nostri peccati, di un egoismo esasperato che continua a generare crudeltà e violenza, lacrime e ferite che lacerano singoli soggetti e intere comunità, anche purtroppo nei nostri ambienti. Ed ecco la proposta della madre Chiesa che ci invita, proprio mediante l’Anno Santo, ad andare avanti, ad avanzare nella conversione del cuore, ci incoraggia a seguire Cristo, crocifisso e risorto, unica speranza del mondo, con maggiore forza e incisività”.
Nel suo solenne pontificale il vescovo ha quindi sollecitato a ritrovare “la fiducia necessaria, nella Chiesa come nella società, per costruire nuove e più intense relazioni interpersonali, nel desiderio della promozione della dignità di ogni persona, a sostegno di quanti sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù”.
“Lasciamoci anche noi inquietare e coinvolgere nell’ardente sogno di Dio per un mondo nuovo - ha aggiunto - dove regnano pace e giustizia, in cui la fraternità è realmente possibile e non rimane una semplice utopia. Saremo così pellegrini di luce dentro le tenebre del mondo perché a tutti sia donata la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono”.
“Per diventare pellegrini di speranza - ha detto ancora il cardinale Cantoni - occorre tuttavia imparare a distinguere la speranza dal semplice ottimismo, dalla facile presunzione che tutto andrà bene, che tutto si risolverà sempre e automaticamente per il meglio. La speranza si manifesta in chi crede che il Signore dà la forza di resistere anche quando molte cose stanno andando nel modo peggiore, cresce in chi non si rifugia in facili consolazioni. La speranza ci fa conoscere e affrontare il peso della vita, ci aiuta a elaborarlo e a sopportarlo”.
Poi altre riflessioni: “Anche Maria e Giuseppe hanno attraversato momenti difficili, una vera crisi nella fede. Ce lo ricorda il Vangelo quando, davanti alle oscure parole di Gesù dodicenne, finalmente ritrovato nel tempio di Gerusalemme, si sono sentiti dire: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. C’è bisogno di silenzio interiore, di preghiera, di pazienza per comprendere il mistero dei singoli avvenimenti e il compito che Dio affida a ciascuno di noi”.
Quindi le ultime riflessioni: “Anche noi solo con una speranza certa potremo dare senso compiuto alla nostra vita e amare i nostri fratelli e le nostre sorelle con cuore sincero, al di là di ogni misura. Ci venga in aiuto la santa famiglia di Nazareth, ci sorregga e ci inviti ad avere fiducia e a continuare a sperare, senza cedere alle difficoltà. Ci renda capaci di vedere con gli occhi dello Spirito quello che gli occhi umani non riescono a intravedere”.
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