01 novembre 2024

La Chiesa lariana è in lutto. E’ morto don Ambrogio Balatti, mandellese, sacerdote da 60 anni

Classe 1940, visse da arciprete di Chiavenna il dramma dell’uccisione di suor Maria Laura Mainetti. Nel 2016 disse: “Devo a don Costante Tencalli la mia vocazione. Quando ci trovavamo a Luzzeno lui ci faceva imparare a memoria le risposte della messa in latino. Eravamo un po’ selvatici, ma sapeva come prenderci e sapeva anche farci divertire”

Monsignor Ambrogio Balatti (1940-2024).

di Claudio Bottagisi

Quest’anno aveva festeggiato i sessant’anni di ordinazione sacerdotale (la data di consacrazione è il 28 giugno 1964) insieme a monsignor Dante Lafranconi, vescovo emerito di Cremona, e a don Vittorio Bianchi. Ad accomunarli, anche la loro origine mandellese. Monsignor Ambrogio Balatti è morto questa notte all’età di 84 anni.

Nato l’1 febbraio 1940, era stato dapprima vicario a Cadorago per un decennio, poi parroco di Pognana dal 1974 al 1980, nei sei anni successivi alla guida della parrocchia di San Rocco in Como e dal 1986 al 1994 rettore del Seminario maggiore. Esattamente trent’anni fa la nomina ad arciprete di Chiavenna, incarico mantenuto fino al 2016. Dal 2013 al 2016 era stato anche amministratore parrocchiale di Olmo e vicario foraneo e da otto anni era collaboratore della comunità pastorale di Mandello.

Negli anni in cui si è trovato a guidare la comunità di Chiavenna don Ambrogio, stimato e benvoluto da tutti, ha vissuto il dramma dell’omicidio di suor Maria Laura Mainetti, superiora della Congregazione delle figlie della Croce, uccisa con 19 coltellate da tre ragazze per un rito satanico la sera del 6 giugno 2000 e beatificata nel 2021.

“Volevano far vincere il male ma hanno fatto trionfare il bene”, ha ripetuto in più occasioni don Ambrogio riferendosi al gesto efferato delle tre minorenni. “Un evento tragico - aveva avuto modo di dire il sacerdote in un incontro da lui tenuto a Mandello nel 2014 proprio sulla figura di suor Maria Laura, nativa di Colico - e già nelle ore immediatamente successive al delitto tutti, a partire dagli inquirenti, si interrogavano sul perché era potuto accadere. Perché a una persona così buona? Perché, visto che tra la religiosa e quelle tre ragazze non vi era alcuna relazione né alcun gesto da vendicare? Perché, considerato che non volevano neppure rapinarla?”.

Non ha mai dimenticato, don Ambrogio, quella sera di giugno di ventiquattro anni fa, non ha mai dimenticato il gesto di suor Maria Laura di perdonare, prima di morire, le sue carnefici. Non ha mai dimenticato le tappe che avevano portato quelle tre ragazze ad avvicinarsi prima all’occultismo poi al satanismo, inducendole tra l’altro a inneggiare a Lucifero pochi mesi prima del delitto attraverso un’inequivocabile scritta apparsa sul muro del cimitero di Chiavenna.

Non ha mai dimenticato che il miracolo della religiosa è rappresentato dalla sua luminosa testimonianza, al punto che le stesse giovani che volevano far prevalere il male hanno dovuto poi rendersi conto che puoi anche togliere la vita ma non puoi distruggere l’amore. E in questi anni il sacerdote aveva continuato a ripetere che con suor Maria Laura “predomina la luce che vince le tenebre”.

“Sì, ero sicuro che sarebbe diventata una luce per tutti - aveva sostenuto don Ambrogio tre anni fa nelle ore che avevano preceduto la cerimonia di beatificazione allo stadio comunale di Chiavenna - perché la sua era una luce sfolgorante e ancora oggi provo un grande senso di riconoscenza verso di lei per quello che ha saputo testimoniare, per la sua grande fede e per il suo coraggio. Era disposta a dare tutto di sé e lo ha dimostrato in ogni circostanza, fino alla morte”.

Ma era certo, don Ambrogio Balatti, che il cammino successivo all’uccisione della religiosa sarebbe sfociato nella sua beatificazione? “Ne ero più che consapevole - aveva risposto il sacerdote - e non a caso ero stato il primo, subito dopo quell’atroce delitto, a dire all’allora vescovo Alessandro Maggiolini che suor Maria Laura era una martire della carità”.

In un’occasione don Ambrogio aveva anche parlato di sé e dei suoi anni giovanili. L’aveva fatto nel febbraio 2016 ai funerali di don Costante Tencalli, sacerdote a sua volta nativo di Mandello, morto all’età di 90 anni. Dopo aver dato lettura del suo testamento spirituale in cui il sacerdote ringraziava il Signore e tutte le persone da lui incontrate nella sua vita e diceva di avere perdonato chi lo aveva offeso o gli aveva procurato dispiaceri, don Ambrogio aveva ricordato di aver conosciuto don Costante sul finire degli anni Quaranta, “gli anni della mia scuola elementare”.

“Lui era già in Seminario e quando ci si ritrovava a Luzzeno ci faceva imparare a memoria le risposte della messa in latino - aveva detto don Balatti - Eravamo un po’ selvatici, ma lui sapeva come prenderci e sapeva anche farci divertire”. “Io devo a lui la mia vocazione - aveva aggiunto il sacerdote - Mi ha accompagnato nel mio cammino e a lui mi sono sempre sentito molto legato”.

Per le visite la salma di don Ambrogio si trova presso la casa funeraria Vicini in piazza Luciano Manara.

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