04 novembre 2024

“A Chiavenna don Ambrogio si prese cura degli ultimi, dei "poveri cristi", e seppe farmi vedere la luce”

La pittrice Wanda Guanella: "Rammento quel sacerdote in lacrime di fronte alla salma di mio fratello. In lui ho visto trasfigurato Gesù in pianto per la morte dell’amico Lazzaro"

Il dipinto di Wanda Guanella che raffigura don Ambrogio e papa Giovanni Paolo II.

Per tutta la giornata di ieri chi ha reso omaggio alla salma di don Ambrogio Balatti nella chiesa di San Zeno a Mandello Lario non avrà mancato di ammirare il dipinto collocato appena dietro la bara di legno chiaro del sacerdote. A realizzare quel quadro raffigurante lo stesso don Ambrogio e Giovanni Paolo II era stata, anni fa, la pittrice di Chiavenna Wanda Guanella, che ora ricorda il “suo” ex arciprete con questa testimonianza:

Quando un amico ci lascia il dolore è forte, prende l’anima. Don Ambrogio è stato per me un vero amico. A lui il mio affettuoso fraterno pensiero e la mia profonda riconoscenza. Ha  capito la tragica situazione che si vive quando si è alle prese con il disagio psichico. Nei suoi anni trascorsi a Chiavenna aveva subito simpatizzato con mio fratello Arnaldo ed eletto come amico particolare lui e, con lui, tutti i sofferenti psichici. Ci aveva aiutato e ci aveva offerto l’opportunità di trascorrere bei momenti in parrocchia.

Al suo arrivo a Chiavenna in sostituzione di don Siro, rischiando anche  i chiacchiericci di qualche “devoto” che la pensava diversamente, si era messo in gioco sfidando l’opinione dei benpensanti e prestandosi ad assistere con dedizione e proteggere i “poveri cristi” e gli emarginati. Ha condiviso la sofferenza, con l’orecchio teso e le braccia aperte per  accogliere, comprendere e consolare gli afflitti e i derelitti. 

All’epoca, con l’entrata in vigore della legge 180 del 1978, la chiusura dei manicomi e la mancanza di strutture alternative, la situazione tragica delle famiglie con a carico un sofferente psichico era disperata e don Ambrogio accogliendo me, sconosciuta sorella di  un povero mentecatto, mi aveva aperto la casa e il suo cuore compassionevole. Aveva dischiuso uno spiraglio per farmi vedere la luce e procurato nuova linfa per affrontare la situazione, che pareva senza speranza. Don Ambrogio si è preso cura degli “ultimi” non soltanto a parole ma, come pochi, nel senso più vero e più profondo.

Caro amico fraterno, ti ringrazio per il bene e la stima che ci siamo scambiati. Che Dio, da Padre carezzevole, ti accolga ora nel suo Regno con tutti gli amici che hai tanto amato e che ora sono nella gloria della comunione dei santi.

P.S.= Mio fratello e gli amici del gruppo che avevamo costituito erano persone sensibilissime e, come si sa, veritieri e senza filtri, per cui spesso uscivano trovate assai geniali e divertenti, che divertivano tanto don Ambrogio. Mio fratello, dopo i vari ricoveri nei manicomi giudiziari di Castiglione delle Stiviere e Reggio Emilia, non ha avuto vita lunga e prima di morire mi disse: “Sto morendo, ma aspiro alle carezze di Dio”. Rammento don Ambrogio in lacrime di fronte alla salma di mio fratello. In lui ho visto trasfigurato Gesù in pianto per la morte dell’amico Lazzaro.

Wanda Guanella

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