30 ottobre 2024

Quando Lazzaro diceva: “Le bande hanno grandi meriti e far parte degli alpini è qualcosa di speciale”

Lazzaro Poletti (1930-2024) - foto Marina Montani

(C.Bott.) “Avevo 10 anni quando la guerra è iniziata e 15 quando è finita. Se ne parlava poco tra noi ragazzi e con gli adulti. Arrivavano notizie dei bombardamenti su Milano e nella nostra zona e poco più. Dopo il 1943, con la compresenza di repubblichini, forze tedesche di occupazione e partigiani, tutti volevano vedere la guerra finita. Avevamo come vicini i militari della Wehrmacht, che avevano requisito la scuola elementare e l’asilo di Molina per farne la loro caserma. Tutti avevano paura e stavano alla larga”.

Così Lazzaro Poletti, morto alla casa di riposo di Mandello Lario all’età di 94 anni e del quale domani mattina alle 10.30 verranno celebrati al “Sacro Cuore” i funerali, raccontava anni fa a Bianca Panizza, autrice del libro Passioni e professioni pubblicato nel 2019, gli anni del secondo conflitto mondiale.

“Come la maggior parte degli scolari di quel tempo ero un “disperato” - ricordava Lazzaro - Crescevamo giocando tutti assieme in strada e nel fiume. Le controversie tra noi potevano finire a botte… La mia classe era formata da 52 alunni, maschi e femmine nati negli anni dal ’26 al ’31, con tanti ripetenti tra i quali c’ero anch’io. Non stavamo mai fermi e zitti… Finite le elementari sono stato fino ai 14 anni a lavorare all’officina Alippi “dei Lapacc”. Era un’officina innovativa, con tante idee geniali. A 15 anni sono stato assunto come verniciatore alla Moto Guzzi e ci sono rimasto fino al ’66, poi ho dato le dimissioni e sono passato a lavorare in proprio come imbianchino e posatore di tappezzerie, attività appresa da autodidatta e praticata con soddisfazione fino al pensionamento, a 60 anni”.

Lazzaro Poletti ricordava poi la sua passione per la musica e gli anni trascorsi nel corpo musicale mandellese e nella banda dell’Ana di Lecco. “Grande merito delle bande di paese - diceva - è stato ed è ancora l’insegnamento gratuito di teoria e pratica strumentale a tanti giovani, molti dei quali senza questa opportunità non si avvicinerebbero alla pratica musicale. Anch’io ho avuto la gioia e la soddisfazione di insegnare, assieme a Peppino Bartesaghi, a un ragazzino dodicenne che poi è diventato un clarinettista di fama internazionale, Fausto Corneo”.

Il canto, una delle grandi passioni di Lazzaro Poletti (foto Marina Montani).

Quindi il suo racconto si soffermava sul rapporto che lo ha sempre legato agli alpini. “Far parte di quel corpo è un’esperienza speciale - diceva - un misto di orgoglio e di adesione affettiva incancellabile, di altruismo e disponibilità a soccorrere chi ha più bisogno. Quando nel 2007 si è tenuto a Mandello il raduno delle sezioni della Lombardia e dell’Emilia Romagna l’impegno è stato grandioso. A me hanno fatto organizzare gli addobbi, dodici chilometri partendo dalla “Carcano” fino a via Oliveti, via Risorgimento, piazza Tonzanico, la zona a lago. Migliaia di bandiere alle finestre e sui balconi. La partecipazione della gente è stata grande e commovente”.

Nella testimonianza di Lazzaro, fedelmente riportata da Bianca Panizza, c’era posto anche per il suo ruolo in manifestazioni quali la festa di San Rocco a Molina, la sfilata dei carri della vigilia di Natale, il “ginèe” e la sfilata di Carnevale. “Possono sembrare circostanze marginali - sottolineava - ma in realtà sono importanti perché tengono in vita tradizioni popolari e soprattutto creano un legame con i bambini e le loro famiglie”. Poi le visite alle scuole materne vestito da Babbo Natale: “I bambini si divertivano e le loro mamme mi salutano ancora dopo tanti anni”.

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