Lazzaro Poletti (1930-2024) - foto Marina Montani |
(C.Bott.) “Avevo 10 anni quando la guerra è iniziata e 15 quando è finita. Se ne parlava poco tra noi ragazzi e con gli adulti. Arrivavano notizie dei bombardamenti su Milano e nella nostra zona e poco più. Dopo il 1943, con la compresenza di repubblichini, forze tedesche di occupazione e partigiani, tutti volevano vedere la guerra finita. Avevamo come vicini i militari della Wehrmacht, che avevano requisito la scuola elementare e l’asilo di Molina per farne la loro caserma. Tutti avevano paura e stavano alla larga”.
Così Lazzaro Poletti, morto alla casa di riposo di Mandello Lario all’età di 94 anni e del quale domani mattina alle 10.30 verranno celebrati al “Sacro Cuore” i funerali, raccontava anni fa a Bianca Panizza, autrice del libro Passioni e professioni pubblicato nel 2019, gli anni del secondo conflitto mondiale.
“Come la maggior parte degli scolari di quel tempo ero un “disperato” - ricordava Lazzaro - Crescevamo giocando tutti assieme in strada e nel fiume. Le controversie tra noi potevano finire a botte… La mia classe era formata da 52 alunni, maschi e femmine nati negli anni dal ’26 al ’31, con tanti ripetenti tra i quali c’ero anch’io. Non stavamo mai fermi e zitti… Finite le elementari sono stato fino ai 14 anni a lavorare all’officina Alippi “dei Lapacc”. Era un’officina innovativa, con tante idee geniali. A 15 anni sono stato assunto come verniciatore alla Moto Guzzi e ci sono rimasto fino al ’66, poi ho dato le dimissioni e sono passato a lavorare in proprio come imbianchino e posatore di tappezzerie, attività appresa da autodidatta e praticata con soddisfazione fino al pensionamento, a 60 anni”.
Lazzaro Poletti ricordava poi la sua passione per la musica e gli anni trascorsi nel corpo musicale mandellese e nella banda dell’Ana di Lecco. “Grande merito delle bande di paese - diceva - è stato ed è ancora l’insegnamento gratuito di teoria e pratica strumentale a tanti giovani, molti dei quali senza questa opportunità non si avvicinerebbero alla pratica musicale. Anch’io ho avuto la gioia e la soddisfazione di insegnare, assieme a Peppino Bartesaghi, a un ragazzino dodicenne che poi è diventato un clarinettista di fama internazionale, Fausto Corneo”.
Il canto, una delle grandi passioni di Lazzaro Poletti (foto Marina Montani). |
Quindi il suo racconto si soffermava sul rapporto che lo ha sempre legato agli alpini. “Far parte di quel corpo è un’esperienza speciale - diceva - un misto di orgoglio e di adesione affettiva incancellabile, di altruismo e disponibilità a soccorrere chi ha più bisogno. Quando nel 2007 si è tenuto a Mandello il raduno delle sezioni della Lombardia e dell’Emilia Romagna l’impegno è stato grandioso. A me hanno fatto organizzare gli addobbi, dodici chilometri partendo dalla “Carcano” fino a via Oliveti, via Risorgimento, piazza Tonzanico, la zona a lago. Migliaia di bandiere alle finestre e sui balconi. La partecipazione della gente è stata grande e commovente”.
Nella testimonianza di Lazzaro, fedelmente riportata da Bianca Panizza, c’era posto anche per il suo ruolo in manifestazioni quali la festa di San Rocco a Molina, la sfilata dei carri della vigilia di Natale, il “ginèe” e la sfilata di Carnevale. “Possono sembrare circostanze marginali - sottolineava - ma in realtà sono importanti perché tengono in vita tradizioni popolari e soprattutto creano un legame con i bambini e le loro famiglie”. Poi le visite alle scuole materne vestito da Babbo Natale: “I bambini si divertivano e le loro mamme mi salutano ancora dopo tanti anni”.
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