30 ottobre 2024

Padre Sandro dalla Polinesia: “Caro "Lazer", la tua personalità era fatta di creatività e semplicità”

Il missionario mandellese: "Eri una “tessera” indispensabile e insostituibile nel puzzle che componeva quel piccolo e quasi ineffabile mondo di Molina e dei mulinatt"

Lazzaro Poletti (1930-2024)

Dalla Polinesia francese il missionario mandellese padre Sandro Lafranconi ci invia questo sentito quanto puntuale e significativo ricordo dedicato a Lazzaro Poletti:

C’è un aspetto che vorrei evocare del Lazer, “tessera” indispensabile e insostituibile nel puzzle che componeva quel piccolo e quasi ineffabile mondo di Molina e dei mulinatt. Quasi senza accorgermene, ci ero immerso anch’io tra zia Gina la sarta, zia Clarita “la barbera” e ziu Togn “el barbèe”, con “i Ursulen”, le sorelle Turati e il loro negozio, con la contrada appena sopra e con il “lacèe” non lontano dal “prestinèe” e dagli altri pezzi unici di un elenco che si allunga nel momento in cui riaffiorano i ricordi.

In questo affresco el Lazer doveva essere l’incantatore dei canestri alla festa di San Rocco a Molina. Non era l’unico, ma quando c’era lui ci si sentiva coinvolti e ogni “cesto” sottoposto all’incanto era motivo di un commento che soltanto il dialetto poteva permettersi. Perché “el furmagel sel gà de vess bon el gà de spuzzà” e “la pasta frola pusè buna l’è quela cunt i scirees”. E poi “Vardii stu Valtelina! Anca se se ciapa la cioca l’è menga un pecàa”.

Caro Lazer, non mi viene di chiamarti in italiano perché mi sembrerebbe di sminuire la tua personalità fatta di creatività e semplicità. Due funghi freschi su un letto di foglie di castagno quando salivano all’incanto con due parole tue diventavano preziosissimi ed era un onore per quello che alla fine riusciva ad aggiudicarseli. E, naturalmente, il gioco era stato sapientemente preparato già in sacrestia, dove i vari prodotti erano stati disposti in ordine tale da creare attesa.

“El mei el gà amò de vegné”, cominciavi a dire e la voce martellante risuonava alta e forte e la sentivi fin dal Menten, in fondo alla piazza della chiesa. E la gente era contenta di partecipare a “tirar su” i fondi per far vivere quella chiesetta centro e simbolo di tante speranze, fatiche e desideri.

Tanti hanno parlato e parleranno di te in questo momento che ci aspetta tutti. Ho osato mettermici anch’io perché prima di andare a riposarti appena di là dal ponte sei giunto fino in Polynésie française con il tuo ricordo e mi hai regalato un momento di incanto lungo quanto l’incanto dei canestri la sera della festa di San Rocco, dopo i vespri e la benedizione e mentre la sera cedeva pian piano alla notte.

Padre Sandro Lafranconi

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