Ai funerali dell’alpino morto all’età di 94 anni tante penne nere. E il capogruppo dice: “Il suo ricordo rimarrà come una fiaccola che continuerà a illuminare i nostri passi”
(C.Bott.) Sulla bara un cuscino di fiori e il suo cappello alpino, da lui tante volte indossato con legittimo orgoglio. Ai lati della navata centrale i labari del Gruppo Ana, del corpo musicale mandellese e del Soccorso degli alpini. Dentro la chiesa del “Sacro Cuore” tante, tante penne nere.
A Mandello Lario è il giorno dell’ultimo saluto a Lazzaro Poletti, morto all’età di 94 anni. “Una persona cara, simpatica, umile e laboriosa che ha fatto tanto per la sua comunità”, come ha ricordato il parroco della comunità pastorale, don Giuliano Zanotta, introducendo questa mattina il rito funebre.
All’omelìa, rifacendosi alle letture che sollecitavano “a indossare l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo” e “a combattere la battaglia contro i dominatori di questo mondo tenebroso e contro gli spiriti del male”, il sacerdote ha sottolineato come Paolo nella sua lettera agli efesini inviti “a prendere l’armatura di Dio e a restare saldi per combattere la buona battaglia della fede”. “Oggi affidiamo Lazzaro all’abbraccio del Signore - ha detto don Giuliano - e ora lui pregherà per noi e porterà in paradiso il suo sorriso e la sua ironia”.
Alla Comunione il canto del Signore delle cime, poi Claudio Bianchi, capogruppo dell’Ana mandellese, ha ricordato come Lazzaro abbia saputo vivere e donare con una generosità rara. “Ha fatto tanto per noi alpini - ha detto - ed era il primo a portarci un sorriso. La sua simpatia e la sua carica di umanità erano doni da lui elargiti senza riserve”. “E il suo ricordo - ha aggiunto prima che venisse recitata la preghiera dell'alpino - rimarrà come una fiaccola che continuerà ad ardere e a illuminare i nostri passi”.
Fuori dalla chiesa l’ultimo saluto dei “suoi” alpini. E l’ultimo ideale abbraccio di Mandello a uno dei suoi figli più stimati e benvoluti.
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