Riceviamo e pubblichiamo:
Ci è piombato addosso e all’inizio non ce ne siamo nemmeno accorti, ma ora è evidente a tutti. Per effettuare qualsiasi forma di comunicazione per la salute, le banche, le assicurazioni, i servizi governativi, l’Inps, le tasse, eccetera è necessario avere accesso a Internet. E’ necessario avere la posta elettronica e sapere come accedere ai siti Internet o utilizzare un’applicazione.
Questo obbligo non è scritto in nessuna legge, ma è diventato una legge non scritta semplicemente perché è diventato… obbligatorio. A questo punto sicuramente l’accesso a Internet non è soltanto un obbligo ma un diritto.
Una città che non ha Internet è chiusa in una sorta di limbo da Terzo mondo. Purtroppo non dobbiamo andare in mezzo al deserto per trovare una città di questo tipo. Esino Lario è senza servizi di Internet mobile da quasi una settimana, precisamente dalle 8.30 del 30 agosto. Le normali chiamate vocali da cellulare sono ancora disponibili, ma quelle verso Tim sono impossibili perché in qualche modo i numeri funzionano soltanto se è disponibile Internet. Quanto è intelligente creare un sistema per segnalare i problemi di un servizio Internet che in realtà richiede l’accesso a Internet stesso?
A chi riesce a contattare un call center, recandosi in un’altra località, viene consigliato di spegnere e riaccendere il dispositivo (come se non avessimo già provato), ma oltre a questo non succede nulla. E’ più facile collegarsi a un servizio svizzero a oltre 25 chilometri di distanza che a un servizio Tim a poche centinaia di metri!
Sembra che nonostante tutti gli sforzi non sia arrivata nemmeno l’ombra di un tecnico Tim per risolvere il problema. Nel frattempo centinaia di persone che hanno contratti con Tim (e altri servizi associati) per la fornitura di Internet si trovano senza un servizio che è un loro diritto, non soltanto in base al contratto, ma anche perché Internet è ormai diventato obbligatorio.
Peter Bradley
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