01 luglio 2024

In Duomo il ricordo dei 50 anni di sacerdozio. Il vescovo: “La Chiesa gioisce con voi e vi ringrazia”

“Cari fratelli, siete tornati qui dove tutti ci riconosciamo figli e fratelli, dove un giorno avete ricevuto con l’ordinazione presbiterale lo Spirito Santo che vi ha condotti e guidati lungo un cammino di fede e di comunione, che persevera da cinquant’anni. Stupore, rendimento di grazie, intercessione: ecco cosa esprimere in questo luogo e in questa speciale ricorrenza. Stupore non solo per essere stati  gratuitamente chiamati dal padrone della messe, ma anche al ricordo di un tempo trascorso velocemente, nella quotidiana risposta al Signore. Cinquant’anni vissuti nell’impegno pastorale a servizio della nostra gente, in tante realtà pastorali della nostra diocesi, in una stretta comunione fraterna tra voi, àncora di salvezza per i momenti difficili che ciascuno ha potuto affrontare”. Con queste parole il vescovo di Como si è rivolto ai sacerdoti che sabato scorso hanno  ricordato in Duomo il traguardo dei 50 anni di ordinazione sacerdotale.

“Vi siete sentiti così intimamente solidali - ha detto all’omelìa il cardinale Oscar Cantoni - da vivere a sostegno gli uni degli altri, espressione della comunità di fede nella quale si prega incessantemente e dove mutuamente ci si adopera. Questa profonda solidarietà fraterna, vissuta incessantemente, è ciò che vi ha caratterizzato, divenendo un modello di vera fraternità anche per gli altri membri del nostro presbiterio. Stupore per una giovinezza perenne, che è frutto non di un semplice volontarismo umano ma della grazia che dona e mantiene il gusto e la consolazione di essere preti al di là delle forze che in questi tempi, per qualche acciacco, vengono meno. Da qui il rendimento di grazie. Duplice: sia da ciascuno sia dell’intera diocesi, che gioisce con voi e vi ringrazia per il vostro ministero a vantaggio del popolo di Dio”.

Quindi “un grazie sincero espresso da ciascuno per la fedeltà con cui il Signore ha sorretto le vostre vite e accompagnato nelle diverse tappe da voi vissute, esposti come siete stati a qualunque situazione, a volte felice a volte difficoltosa”. E un riferimento alla situazione attuale: “Stiamo attraversando momenti difficili e tortuosi per la Chiesa, che vive come le doglie di un parto in attesa di nuovi stili pastorali, conformi ai veri drammi che l’umanità oggi sperimenta, che sappiano soddisfare la grande ricerca di Dio da una parte ma anche il torpore spirituale di molti, che vivono nella indifferenza, come se Dio non esistesse. Ora, dopo cinquant’anni di indiscusso amore e di incessante servizio, cosa ci resta? Non forse un giusto pensionamento? Il sacerdote, però, non conosce soste e se anche ciascuno troverà in un prossimo futuro nuovi luoghi, non si tratterà certo di un semplice accomodamento ma di un modo diverso di vivere nella Chiesa, con minori responsabilità ma sempre a servizio del popolo di Dio e in piena comunione con gli altri pastori. Io, per alcuni di voi coetaneo, ma per un disegno misterioso di Dio vostro vescovo, vi accompagno con sincera amicizia e con amore fraterno e paterno”.


 

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