Il 19 luglio 1992, dunque esattamente trentadue anni fa come oggi, veniva ucciso a Palermo il giudice Paolo Borsellino. A ricordare la strage di via D’Amelio è l’assessore all’Istruzione e alla cultura di Mandello Lario, Doriana Pachera, con l’intervento che di seguito pubblichiamo:
Domenica 19 luglio 1992 alle 16.58 un boato riecheggiò in una Palermo semideserta. Un’intensa colonna di fumo si levò da via D’Amelio, come ricorda Vincenzo Policheni che quel giorno era in servizio di volante poco distante dal luogo dell’esplosione. Al suo arrivo ebbe la sensazione di essere in uno scenario di guerra: polvere, fumo, fiamme, vetri in frantumi, palazzi smembrati. Verso di lui accorse un uomo, l’agente Antonio Vullo, con il volto bruciato, poliziotto della scorta del giudice Paolo Borsellino, unico sopravvissuto.
A distanza di 57 giorni dalla strage di Capaci che era costata la vita al magistrato Giovanni Falcone la mafia era tornata a uccidere. Lo aveva fatto imbottendo di esplosivo un’auto, una “126” verde, e posizionandola sotto la casa in cui vivevano la madre e la sorella del giudice Borsellino. La deflagrazione travolse lui e i cinque poliziotti che lo proteggevano: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Quel nuovo attentato sconvolse Palermo e l’Italia intera. “La sensazione fu che la mafia poteva colpirci quando e come voleva”, racconta Li Muli, oggi ispettore della Questura di Cagliari, ricordando quel tragico giorno. L’episodio però contribuì a svegliare la coscienza dei palermitani.
Oltre al giudice Borsellino voglio ricordare il sacrificio della sua scorta. Riporto le parole di Agnese Piraino, moglie di Borsellino, da cui si evince l’affetto che il giudice e sua moglie provavano per questi uomini e queste donne: “Erano persone che facevano parte della nostra famiglia. Condividevamo le loro ansie e i loro progetti. Era un rapporto, oltre che di umanità e di amicizia, di rispetto per il loro servizio. Mio marito mi disse: “Quando decideranno di uccidermi i primi a morire saranno loro”. Per evitare che ciò accadesse, spesso usciva da solo a comprare il giornale e le sigarette quasi a mandare un messaggio ai suoi carnefici perché lo uccidessero quando lui era solo e non in compagnia dei suoi angeli custodi”.
Sono stati tutti insigniti della medaglia d’oro al valor civile per avere assolto il proprio compito con grande coraggio e assoluta dedizione al dovere, pur consapevoli dei gravi rischi a cui si esponevano a causa della recrudescenza degli attentati contro rappresentanti dell’ordine giudiziario e delle forze di polizia.
A Mandello per ricordare la data del 19 luglio 1992 verrà esposta al balcone del palazzo municipale l’immagine che ritrae i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Doriana Pachera
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