L’ex mezzofondista originario di Inverigo: “Sapevo della costante crescita tecnica dei nostri azzurri ma c’è da dire che le prestazioni in particolare di molti giovani sono state davvero superlative”
Alberto Cova a Cascina don Guanella di Valmadrera (foto Ermanno Fanti).
di Claudio Bottagisi
Dell’atletica leggera è stato un grande, anzi un grandissimo. Capace di vincere esattamente 40 anni fa la finale dei 10.000 metri ai Giochi di Los Angeles, è stato il primo atleta nella storia di questa specialità ad aggiudicarsi tra il 1982 e l’84, l’anno delle Olimpiadi americane, la medaglia d’oro agli Europei di Atene, ai campionati del mondo (era il 1983 e la pista era quella di Helsinki) e appunto ai Giochi olimpici.
Lui è Alberto Cova, classe 1958, originario di Inverigo, nel Comasco, dall’82 al ’90 anche primatista italiano dei 5.000 metri. Come tutti gli italiani Cova, che da agosto dello scorso anno vive a Brescia, ha gioito nei giorni scorsi per le grandi prestazioni degli azzurri agli Europei di atletica di Roma culminate con la conquista di 11 medaglie d’oro, 9 d’argento e 4 di bronzo. Soltanto di ieri sera sono i meravigliosi podi della 4x100 maschile, di Larissa Iapichino nel lungo, della 4x400 (sempre maschile) e di Pietro Arese nei 1.500.
Alberto Cova con don Agostino Frasson. |
“E’ stata grande Italia e abbiamo passato una settimana ad esultare per le prestazioni dei nostri portacolori”, premette Cova. Non si dice particolarmente sorpreso, l’ex mezzofondista, dell’exploit della squadra azzurra. “Sapevo della costante crescita tecnica dei nostri atleti - afferma - ma c’è da dire che le prestazioni in particolare di molti giovani sono state davvero superlative. Non me l’aspettavo neppure io, in effetti, un numero così alto di medaglie ma tutti sono stati molto bravi e hanno saputo esprimersi a eccellenti livelli”.
Torna in particolare, Cova, sulla storica doppietta centrata da Nadia Battocletti in quelle che furono le “sue” gare: i 5 e i 10mila metri. “Non sono rimasto stupito per i due ori dell’atleta trentina - afferma - e anzi me li aspettavo perché sapevo cosa avrebbe potuto dare alla nostra atletica. E’ stata bravissima, ha vinto con bella autorità e con una condotta di gara impeccabile e a mio giudizio ha ancora margini di miglioramento”. “Alle Olimpiadi di Parigi - aggiunge - anche per lei inevitabilmente l’asticella si alzerà. Dovrà sfidare le atlete del Kenya e dell’Etiopia ma può giocarsela, specie se sui 10.000 dovesse riuscire a scendere sotto i 30 minuti”.
Già, i Giochi di Parigi. “Lì il campo dei concorrenti e il livello dei pretendenti al podio saranno altissimi - dice Cova, tra i primi testimonial di “Casa don Guanella” e del progetto portato avanti a Valmadrera dalla comunità educativa di Lecco e sfociato nella realizzazione di quel grande sogno chiamato “Cascina don Guanella” - ma al di là delle medaglie che l’Italia dell’atletica riuscirà a vincere se i nostri riusciranno a ripetere le prestazioni di Roma, o addirittura a far meglio, ci sarà ancora da divertirsi. Questi Europei, del resto, hanno confermato che gli azzurri stanno bene insieme e vogliono crescere. Il clima che si respira è molto bello, anche per il prezioso apporto del capitano Tamberi, e gli atleti più giovani sembrano essersi inseriti al meglio”.
Avanti così verso Parigi, allora. Per continuare a sognare.
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