C’è tutta la delusione per una stagione che non è andata come il popolo bluceleste aveva sognato dopo la promozione in serie B attesa per 50 anni nella lettera aperta che i club della Calcio Lecco hanno indirizzato al patron Paolo Di Nunno, che di seguito pubblichiamo:
Gentilissimo patron, il suo messaggio d’addio merita una risposta. Perché il contenuto dello stesso dice molto (o forse tutto) di una stagione orrorifica. Vede patron, nessuno e sottolineiamo nessuno ha mai messo in discussione quanto lei abbia fatto per il calcio della nostra città. Ha sempre ricevuto supporto, calore. Da qualcuno addirittura una targa di ringraziamento. La tifoseria le è stata sempre estremamente grata. Sempre.
Questo nonostante il fatto che ciclicamente la società si prodigasse nel ricordarci quanto fossimo tirchi, non meritevoli, falliti, inutili e come senza di lei non saremmo neanche esistiti. Siamo esistiti prima di lei. Esisteremo anche dopo.
Noi tifosi le siamo stati sempre vicini. Anche dopo gennaio, con una retrocessione (morale prima, matematica poi) arrivata con ben quattro mesi d’anticipo sulla fine del campionato. Anche dopo il secondo tempo di Lecco-Ternana. Anche dopo la distruzione della squadra completata con il mercato di riparazione. Anche nonostante dichiarazioni incomprensibili e l’umiliante editto dal balconcino in diretta televisiva nazionale (Lecco-Palermo, ricorda?).
Anche in trasferta: senza più alcuna speranza e già retrocessi, ci siamo presentati in 700 a Parma e in oltre 400 a Brescia. Noi ci siamo stati. Sempre, comunque e nonostante tutto.
Vede patron, lei ora ci chiede di dare le colpe ai veri colpevoli. Cita l’allenatore e il direttore sportivo. Allenatore: ci fa capire quale? Ha prima colpevolizzato Luciano Foschi (poi cacciato), ha prima incensato e poi colpevolizzato Bonazzoli e Malgrati (poi a loro volta cacciati), ha lasciato che arrivasse Aglietti (poi cacciato in malo modo) e richiamato (lei) Malgrati. Ora nuovo colpevole. Con quale dei quattro dovremmo prendercela? Il direttore sportivo: ci scusi, ma non lo ha richiamato lei?
Lei ci ha detto più volte e ce lo conferma che era ignaro di quanto accaduto a gennaio. Quindi ci sta dicendo che la società ,dal mercato di riparazione in poi, è entrata in una sorta di autogestione/occupazione da parte del ds, mai fermato dalla proprietà? Questo ci vuol dire? Tutto questo nel corso del secondo campionato nazionale, all’interno di una società professionistica?
Vede patron, noi abbiamo sognato e atteso la serie B per cinquant’anni. Cinquanta. Un sogno che abbiamo vissuto soffrendo, viaggiando, con qualsiasi condizione climatica, a qualsiasi costo, sacrificando sonno, ferie, famiglia, soldi. E da gennaio, consapevoli di essere la Cenerentola del campionato, non ci siamo mai fermati. Mai. Per amore dei nostri colori. Nel mentre, voi vi palleggiavate responsabilità come in una partita di tennis. Oppure vi nascondevate dietro un rumorosissimo silenzio. Lo avete fatto fino alla fine.
I risultati: 26 punti, oltre settanta gol subìti, 4 allenatori cambiati, 17 giocatori acquistati, barzelletta di tutta la serie B. Nonostante questo, il nostro amore non ha mai fatto un passo indietro!
Vede patron, Lecco non le ha mai chiesto tantissimo. Eravamo pronti e consapevoli anche di una possibile retrocessione. Sin dalla prima di campionato. Nessuno ha mai preteso nulla se non trasparenza, rispetto per la nostra dignità, chiarezza, voglia di lottare. E invece ci siamo trovati da soli, senza una società (che non si è neppure premurata di chiedere scusa per un anno tragicomico attraverso i suoi più alti organi, ovvero lei, il presidente, il direttore generale) mentre assistevamo al più grande scempio che da tifosi abbiamo visto in oltre quarant’anni di stadio.
Ora dice che nessuno vuole comprare il Lecco. Non lo vuole comprare, o non lo vuole comprare alle sue condizioni? Sono due cose molto diverse. E l’invito è che lei venda subito a persone serie, al giusto prezzo, lasciando che la nostra vita d innamorati blucelesti continui come sempre.
Patron, lei c’invita a fare un pensierino e a dirle se quello che sostiene è vero o non vero. Rivolgiamo a lei questo invito. Quello che stiamo dicendo è vero o non è vero?
Bastava portarci rispetto. Smetterla di sbatterci in faccia il fatto che ci ha raccolti in tribunale e ci ha portato in B. Smetterla di ricordarci quanti soldi ha speso e di quanto si sia portato sulla bancarotta pur di farci avere una squadra. Smetterla di definirci tifosi di terza categoria. Non la pensano così le tifoserie di serie B che ci hanno incontrati e che, in maggioranza, ci hanno applaudito.
A Lecco, per tutti quelli che il sabato o la domenica entrano a casa loro, lo stadio Rigamonti-Ceppi, ci sono cose che valgono molto di più del dio denaro. E sono cose che purtroppo prendiamo atto non essere state prese neppure in considerazione. Quando noi cantiamo, con tutto il fiato che abbiamo in corpo, che noi siamo la Calcio Lecco, lanciamo da sempre un grande messaggio. Che al di là di qualsiasi categoria, di qualsiasi proprietà, di qualsiasi allenatore o giocatore ci siamo, ci saremo e saremo noi il cuore della nostra squadra. A qualunque condizione.
Infatti ora, finito il campionato, retrocessi in Lega Pro, senza un futuro certo davanti a noi siamo ancora tutti qui. Noi.
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