L'interno della chiesa di San Giorgio (XV secolo) a Mandello Lario.
Nell’ambito della festa patronale di San Giorgio, sabato prossimo 20 aprile a Mandello Lario nella chiesa dedicata al martire cristiano originario della Cappadocia si terranno due incontri con il professor Roberto Pozzi: il primo alle 10.30, il secondo nel pomeriggio alle 14.15. In entrambi si farà un confronto tra la rappresentazione del Giudizio universale di San Giorgio e quella di altri sette Giudizi presenti sul territorio lariano, allo scopo di coglierne il profondo messaggio nel contesto religioso e sociale in cui è stato realizzato il dipinto. Sull’argomento pubblichiamo questa interessante riflessione curata dallo stesso Roberto Pozzi e da Francesco Betti, studiosi e appassionati cultori di storia locale.
I Giudizi universali del territorio
La rappresentazione dei Giudizi universali abbraccia un arco di tempo molto esteso: dalla pittura paleocristiana a quelle romanica, gotica, rinascimentale e barocca del 1600. Poi questo soggetto è stato quasi abbandonato ed è stato ripreso nel secolo scorso in rari esemplari. Nel territorio lariano questa evoluzione è visibile a Gravedona e a Lentate (secolo XIV), a Mandello Lario e Varenna (secolo XV), a Vendrogno (secolo XVI), a Crebbio di Abbadia Lariana e a Peglio (secolo XVII), al Caleotto di Lecco (secolo XX).
Le differenze tra questi Giudizi universali non sono soltanto stilistiche, ma anche di contenuto e significati, in relazione alla diversità del periodo storico e quindi del contesto culturale e religioso, finalizzato a sottolineare aspetti teologici particolari del messaggio cristiano; al differente “teologo” o committente religioso che guida i pennelli dei pittori; ai diversi pittori.
Gli aspetti del confronto su cui ci si soffermerà sono la figura di Cristo giudice, la presenza e il ruolo di Maria, i beati del paradiso e i diversi “appartamenti” nel paradiso riservati a svariate categorie: uomini, donne, santi locali, santi non identificati; il perimetro dei peccati e dei peccatori condannati all’inferno: aspetto sensibile che spesso fa la differenza tra un giudizio e un altro; la presenza del purgatorio e il richiamo a pregare per i defunti.
Il ciclo cristologico di San Giorgio
Descrizione dell’Inferno di San Giorgio a Mandello
Uno degli aspetti avvincenti del confronto sarà l’analisi dei peccati puniti nell’Inferno di San Giorgio con le rispettive pene e quelli degli altri Giudizi universali. In questo modo si potrà comprendere meglio con quali criteri siano stati selezionati i peccati e come ciò getti luce sul committente, laico o religioso, e concorra a specificare meglio le finalità del ciclo. Anche i peccati omessi risulteranno essere indicatori preziosi.
L’inferno dipinto sulla parete di destra dell’oratorio è diviso in un riquadro orizzontale, con i vizi giudicati e condannati dal demonio, e quattro sezioni verticali: l’entrata dell’antro infernale con Cerbero bicipite; la condanna esemplare dei falsificatori di moneta e di un uso maledetto del denaro; il principe del male: Lucifero che divora i dannati; l’albero del male su cui sono infilzati i dannati che nella vita non hanno svolto un ruolo sociale e professionale a favore del bene comune, tradendo così il messaggio di Cristo.
Crebbio (XVII secolo) |
I dannati sull’albero del male vengono catalogati secondo la posizione occupata nella scala sociale vigente nella Mandello medievale, a partire dalle autorità politiche che non operano per il bene comune. Non si parla di peccati riguardanti i comportamenti sessuali, come adùlteri e meretrici, che giocheranno invece un ruolo importante nei Giudizi universali posteriori a questo, come in quello di Vendrogno, di Crebbio e di Peglio. Anzi, in queste raffigurazione pare che il peccato abbia principalmente il volto femminile!
Si farà anche notare che i committenti, come nel classico esempio della famiglia Scrovegni, anche in alcuni dei nostri inferni “puniscono” i peccati altrui e non i propri.
Un altro aspetto rilevante in San Giorgio nel confronto con altri Giudizi è la mancata insistenza sulle pene del purgatorio che in quel periodo si stava confermando come “luogo” di atroci dolori. La rappresentazione delle fiamme del purgatorio a Crebbio, a Vendrogno e a Peglio doveva stimolare la generosità dei fedeli per offrire messe e fare grandi lasciti alla chiesa, come si può verificare nei testamenti dei ricchi possidenti mandellesi del Cinquecento e del Seicento.
Peglio (XVII secolo) |
Sarà anche fonte stimolante di riflessioni il confronto tra il Giudizio universale di Mandello e quello, molto più recente, della chiesa di San Giuseppe al Caleotto di Lecco (1951). Si avrà modo di scoprire quanto i messaggi che essi mandano al visitatore e al credente siano molto simili, nonostante i cinque secoli che li separano.
Infine sarà interessante il parallelismo tra i peccati menzionati nell’Inferno di San Giorgio e i delitti puniti dallo Statuto comunale vigente allora a Mandello.
Per questo possiamo concludere che il Giudizio universale di San Giorgio, oltre ad avere grande valore religioso, può diventare anche documento prezioso per conoscere e apprezzare la storia e la vita di Mandello di quel periodo.
Roberto Pozzi - Francesco Betti
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