Michele Zucchi festeggiato lo scorso anno nella sede del Gal per i 100 anni.
(C.Bott.) Lo scorso anno, come oggi, gli auguri erano tutti per lui, che appunto il 12 marzo 2023 tagliava il traguardo dei 100 anni. Pochi giorni dopo a festeggiare Michele Zucchi era stato il Gal e anche in quell’occasione a lui era giunto l’ideale abbraccio della comunità mandellese. Auguri e abbracci che si rinnovano oggi per i suoi 101 anni.
Classe 1923, Zucchi scampò come noto nell’autunno del ‘43 all’eccidio di Cefalonia. E a lui l’Associazione nazionale Divisione “Acqui”, che riunisce superstiti, reduci e famiglie dei caduti di quella stessa Divisione, aveva consegnato nel 2019 due croci al merito di guerra attribuitegli dal Comando militare esercito “Lombardia”: una per la campagna 1940-43, l’altra per quella che va dal ’43 al ‘45. Due riconoscimenti giunti a distanza di oltre 70 anni dagli eventi che ebbero per protagonista proprio l’artigliere mandellese.
Dopo l’8 settembre 1943 Zucchi visse i momenti più tragici della Divisione: il rifiuto dell’umiliazione di una resa ai tedeschi, i bombardamenti aerei e i giorni di resistenza, quindi la resa. Portato in Russia, lui e altri militari italiani si ritrovarono prigionieri a fasi alterne prima dei tedeschi poi dei russi.
Fu tra i prigionieri ad Argostoli, venne a sapere della fucilazione degli ufficiali alla “casetta rossa” e fu tra i soldati deportati su due navi, una delle quali venne affondata (dei 1.300 militari italiani imbarcati se ne salvarono 306). Lui cadde in mare, ma fu salvato dall’equipaggio della seconda nave che trasportava altri prigionieri italiani.
Il 20 ottobre 1943 dal Pireo giunse in treno ad Atene, dove venne lasciato con gli altri compagni per otto giorni senza acqua né cibo. I sopravvissuti furono deportati in treno a Lublino, nella Polonia orientale.
Il 6 gennaio 1944 vennero trasferiti vicino a Minsk, poi in Ucraina. A fine 1944 fu destinato a Königsberg, a quel tempo sul fronte russo-tedesco. A fine gennaio del ‘45 venne catturato due volte dai russi e altrettante dai tedeschi, che lo inviarono a Danzica a lavorare nelle trincee. Liberato il 9 marzo dai russi, fu portato a sud di Minsk in un campo di concentramento. Il 12 settembre partì per l’Italia e giunse a Mandello il 3 ottobre.
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