Il pianista mandellese: “Dovremmo considerare quanto sia importante abbracciare la nostra umanità e allontanarci dalle ossessioni materialistiche e superficiali che ci circondano”
(C.Bott.) La sua esibizione e, prima ancora, la sua testimonianza ieri sera dal palco dell’Ariston di Sanremo hanno emozionato e commosso. “Quando non c’è più certezza del futuro, bisogna vivere più intensamente il presente”, ha detto Giovanni Allevi, ospite al Festival, che poi ha aggiunto: “E’ come se avessi strappato alla mia fine una manciata di anni e voglio viverli più intensamente possibile”.
Un monologo da brividi per raccontare la sua malattia, per poi tornare a suonare il “suo” pianoforte dopo due anni davanti a un pubblico. Allevi guarda alla speranza e al futuro e l’Ariston gli ha tributato una standing ovation da brividi.
Una testimonianza che ha toccato profondamente anche il mandellese Alessandro Milesi, musicista, pianista e docente. “Penso che l’intervento di Giovanni Allevi a Sanremo - dice - sia stata una testimonianza profonda. Ha toccato corde sensibili, portando alla luce una realtà che spesso tendiamo a ignorare: la nostra estrema fragilità, la malattia e lo spettro, quasi innominabile, della morte. Dinanzi a queste realtà, tutto assume un aspetto molto concreto, spingendoci a riflettere su ciò che siamo al di là di ciò che possediamo”.
Il musicista mandellese Alessandro Milesi.
“In un mondo in cui siamo costantemente bombardati da distrazioni consumistiche e superficialità e in cui le guerre, per affermare la vanagloria dei potenti, causano la morte di centinaia di migliaia di persone - aggiunge Milesi - le parole di Allevi ci invitano a riflettere sulle vere priorità della vita e sui valori umani che spesso trascuriamo. La sua testimonianza ci richiama a guardare in faccia la nostra precarietà e a riscoprire la solidarietà e l’empatia verso gli altri. Dovremmo considerare quanto sia importante abbracciare la nostra umanità e allontanarci dalle ossessioni materialistiche e superficiali che ci circondano”.
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