Le nipoti Gabriella, Stefania e Gaia: “Rimarrai per sempre con noi. Eri il nostro Rambo, buono e premuroso, un grande lavoratore sempre pronto a metterti a disposizione degli altri. In cambio volevi soltanto un sorriso”
(C.Bott.) Sulla bara un cuscino di rose e tulipani. E’ il rosso il colore dominante. Ai lati della navata il labaro del Soccorso degli alpini e il guidoncino della Canottieri Moto Guzzi. All’altare padre Piero Trameri, della congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Bétharram, originario di Isolaccia. A Mandello Lario è il giorno dell’ultimo saluto a Gianni Pandiani, morto tragicamente lo scorso giovedì 4 gennaio schiacciato da una pianta che stava tagliando nei boschi appena sopra Somana.
In tanti hanno voluto tributargli l’estremo saluto partecipando al rito funebre celebrato nella chiesa arcipretale di San Lorenzo e chiamati dalla fede a raccogliersi in preghiera e a cercare serenità - come auspicato dal celebrante - nella parola di Dio.
E’ la parabola dei talenti proclamata nel Vangelo di Matteo a dominare la cerimonia funebre. “Gianni è stato certamente accolto dal Signore come uno dei personaggi positivi di quella parabola - dice all’omelìa padre Piero, della comunità “San Michele” di Albavilla - perché Gesù guarda dentro i nostri cuori, guarda il coraggio e l’intraprendenza di ciascuno di noi e ci chiama a mettere a frutto proprio i nostri talenti”.
“Ora, nella casa del Padre, Gianni è circondato da tanti amici - aggiunge il sacerdote, che alla missione ha dedicato gran parte del suo ministero sacerdotale - Lui era sempre sollecito verso chi aveva bisogno, nel lavoro come nello sport o in ambito civile e in parrocchia, con poche parole ma con tanti fatti concreti. Era solito far visita in casa di riposo a sua mamma Giacomina anche due volte al giorno e il suo prodigarsi non andrà perduto”. “Gesù ci rassicura che non tutto finisce con la morte - conclude padre Piero - e allora lasciamoci illuminare dalla parola del Signore anche quando una persona cara viene a mancare”.
Oltre alle preghiere e alle parole del celebrante nella chiesa prevalgono il silenzio e le melodie dell’organo e del flauto traverso, con l’Ave Maria di Gounod ad accompagnare il momento della Comunione.
Al termine del rito Bruno Zucchi, compagno di Pandiani in tante regate remiere, legge la preghiera del canottiere. Poi sono le nipoti Gabriella, Stefania e Gaia a ricordare con parole commosse il loro “zio incredibile”. “Rimarrai per sempre con noi e accanto a noi - dicono - con la tua forza e con i tuoi insegnamenti. Eri il nostro “Rambo” e bastava uno squillo per farti correre da noi. Eri buono, premuroso e responsabile, un grande lavoratore sempre pronto a metterti a disposizione degli altri. In cambio volevi soltanto un sorriso”.
“Neppure un infarto ti aveva fermato - aggiungono - e noi ti ricorderemo bello come il sole. Eri orgoglioso della laurea conseguita dal tuo Alessandro. Ti ricorderemo nella tua quotidianità e con la frase che recita “Disegna la tua vita seguendo le tue passioni”. Ciao zio, ti amiamo”. Quindi l’aspersione e l’incensazione della salma. E un’ultima preghiera.
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