Intervistato dal settimanale “Credere” il cantautore laghèe dice: “Mi sento come un viaggiatore, non mi sono mai sentito beato o arrivato. Mi sarebbe piaciuto”
(C.Bott.) “Mi sento come un viaggiatore, non mi sono mai sentito beato o arrivato. Mi sarebbe piaciuto. Ho cercato Dio sotto tutti i nomi, sotto tutte le forme, come l’uomo che si arrampica sulla roccia e mentre sale continua a cadere, si scortica, ma va sempre più su. Scivola indietro, a volte torna quasi fino a terra, ma riprende a salire e sogna di arrivare finalmente su quella cima e guardare giù”.
Davide Van De Sfroos, cantautore laghèe, si racconta a Credere, il settimanale dedicato alla fede cattolica edito dalla Periodici San Paolo. Lo fa partendo dal suo nuovo album Manoglia, pubblicato tre mesi fa. Un album che parla di natura, di rinascita, di nostalgia e appunto di fede.
“Non credo che il traguardo sia semplicemente arrivare in cima - afferma De Sfroos nell’intervista realizzata da Donatella Ferrario - Deve succedere qualcosa proprio mentre stai scalando e non importa quanto ci metterai ad arrivare o a scendere dall’altra parte… Dio a volte mi tratta come se non fossi connesso con il bluetooth e non riuscissi a comunicare, a volte mi prende di peso per farmi vedere i casini che sto creando e nonostante questo io non lo ascolto e credo di poterlo ingannare. Ma il fatto che spesso io e Dio siamo in lotta, vuol dire che siamo ancora molto legati. Io litigo solo con le persone che amo, non ho mai litigato con uno sconosciuto gratuitamente”.
Davide Van De Sfroos, la cui immagine spicca sulla copertina della rivista, parla poi del suo nuovo album e più avanti nell’intervista alla domanda su cosa adesso lo preoccupi risponde: “La mia preoccupazione non è più quella da popstar. Che so, le vendite. O la paura sul palco. Ho altre preoccupazioni. Sarà l’età e un po’ più di saggezza. Penso che questo disco prenderà una strada sua e arriverà a toccare persone che io neanche conosco. Ecco, mi piacerebbe che fosse come una buona medicina per coloro che vado a raggiungere”.
Il popolare cantautore racconta poi di aver scritto il testo di Crisalide, uno dei brani contenuti in Manoglia, mentre saliva verso il santuario della Madonna del Soccorso a Ossuccio, e spiega come sia la natura la protagonista del disco, fin dalla copertina. “La natura può aiutarci a trovare quella che una volta avevo chiamato la password di Dio - dice - Puoi anche non credere ma non puoi non vedere quello che la natura ti mette davanti ogni volta, anche guardando al comportamento istintivo di un insetto… E poi un’altra cosa: dobbiamo imparare a vivere con coscienza e non per paura del castigo. Margherita Hack era una scienziata atea, ma diceva cose di una profondità che a Gesù sarebbero piaciute moltissimo. Diceva, più o meno: voi fate i bravi perché volete il paradiso. Io che non credo mi comporto bene già qui perché eticamente penso sia giusto così”.
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