Don Renzo Beretta (1923-1999).
Sono passati venticinque anni dalla morte di don Renzo Beretta, ucciso nella sua casa parrocchiale di Ponte Chiasso, al confine tra Como e la Svizzera. Era il 20 gennaio 1999.
Da oggi, mercoledì 17 gennaio, si svolge un triduo di preghiera in preparazione a questo anniversario. Durante la messa delle 8.30, nella chiesa della Beata Vergine Immacolata di Ponte Chiasso i sacerdoti della comunità pastorale proporranno una meditazione sulla figura di don Renzo. Questa mattina a ricordare don Renzo è stato don Marco Germagnoli, collaboratore a Sagnino, domani sarà la volta di don Angelo Pavesi, collaboratore a Ponte Chiasso, e venerdì 19 di don Emanuele Corti, parroco della comunità pastorale. Sabato 20 gennaio, giorno dell’anniversario della morte di don Beretta, il vescovo di Como cardinale Oscar Cantoni nella chiesa di Ponte Chiasso presiederà la messa alle ore 18.
“E’ importante fare memoria della sua testimonianza di bene, generosità, fraternità e attenzione agli ultimi che ha lasciato a ciascuno di noi come preziosa eredità del Vangelo”, afferma don Angelo Pavesi, alla guida di Ponte Chiasso, oggi parte della comunità pastorale che comprende anche a Monte Olimpino e Sagnino. “Ed è bello ricordare don Renzo - aggiunge - con una frase che lo caratterizzava: “Cara la mia gente…”. Parole semplici, efficaci, che evidenziano l’affetto che lui aveva per tutti”.
Don Renzo Beretta era nato a Camerlata nel 1923. Ordinato sacerdote dal vescovo Felice Bonomini il 27 giugno 1948, svolse il suo ministero pastorale come vicario a Livigno, Mandello Lario e in Cattedrale a Como. Nel 1963 fu inviato come parroco a Solzago e infine a Ponte Chiasso dal 1984 fino alla sua morte, avvenuta come detto il 20 gennaio del ‘99.
Don Renzo venne colpito a morte sull’uscio della casa parrocchiale da un giovane poco più che trentenne alla ricerca di denaro. Era uno dei moltissimi poveri che si rivolgevano a lui e al quale il sacerdote non aveva mai negato aiuto. Quella sera don Renzo gli disse di tornare più tardi. Il giovane reagì colpendolo a morte. A Ponte Chiasso, in quegli anni di fine secolo, trovavano accoglienza tante persone in difficoltà tra cui molti stranieri in cerca, ieri come oggi, di un passaggio verso il Nord Europa, un flusso di umanità in fuga da conflitti e povertà.
Nei suoi cinquantun anni di vita sacerdotale don Renzo fu un autentico buon pastore a immagine di Cristo, zelante verso tutti e con un’attenzione particolare per i più piccoli e i più poveri. Nel suo testamento spirituale si legge: “Voglio che la mia morte sia un atto di adorazione, di fiducia e di amore per il mio Dio, Signore e salvatore”.
Nessun commento:
Posta un commento