Il frate cappuccino mandellese: “Voglio fare innamorare del loro ruolo i volontari. Io per ora mi metto umilmente in ascolto, perché voglio capire bene cos’è l’OSF e soltanto dopo ci metterò un po’ del mio per aiutare ancora meglio i poveri”
Fra' Agostino Valsecchi, classe 1970, mandellese.
(C.Bott.) Un mandellese vicepresidente dell’Opera San Francesco e responsabile dei volontari della Fondazione che da oltre 60 anni (l’OSF, che ha sede a Milano in viale Piave, è stata costituita nel 1959) è un prezioso punto di riferimento per chiunque si trovi in condizioni e situazioni di bisogno. Si tratta di fra’ Agostino Valsecchi, classe 1970, originario appunto di Mandello Lario, appartenente ai Frati minori cappuccini.
Dopo avere abbracciato la professione perpetua nel 1993 a Cremona, fra’ Agostino è stato dal ’97 al 2003 insegnante e assistente dei ragazzi in Seminario ad Albino, nella Bergamasca, poi superiore dell’infermeria dei frati a Bergamo, quindi segretario delle Missioni a Milano. Quest’ultimo incarico lo ha portato a viaggiare attraverso vari continenti. E’ stato in Brasile, in Costa d’Avorio, in Camerun, in Eritrea, in Etiopia e in Thailandia, sperimentando per sua stessa ammissione “come siano i bisogni delle persone a modellare l’operato e l’aiuto dei frati nel mondo”.
Ora, dunque, questi nuovi importanti incarichi in OSF, dei quali fra’ Agostino parla nel numero di dicembre del bimestrale di informazione della Fondazione Opera San Francesco per i poveri. “So che essere responsabile dei volontari in OSF è un ruolo importante - afferma - In passato ne ho gestiti al massimo un centinaio all’anno, qui siamo a oltre 1.200. Cercherò di far conoscere loro la realtà di OSF e di farli innamorare. Loro sono importantissimi”. “Per ora mi metto umilmente in ascolto - aggiunge - perché voglio capire bene cos’è l’Opera San Francesco e soltanto dopo ci metterò un po’ del mio per aiutare ancora meglio i poveri”.
Va detto che le porte dell’OSF sono aperte a tutti: a chi si trova in un temporaneo momento di difficoltà oppure a chi da tempo non riesce a rialzarsi e a riconquistare la propria dignità. Anziani, pensionati, disoccupati, immigrati, senza fissa dimora: tutti vengono accolti, ascoltati e aiutati. Le mense, le docce e guardaroba, oltre al poliambulatorio, permettono di soddisfare bisogni primari quali la fame, l’igiene personale e la salute.
Fra' Agostino nell'immagine riprodotta sulla copertina del numero di dicembre del notiziario dell'OSF.
Nell’articolo pubblicato sull’ultimo numero del notiziario Agostino Valsecchi ricorda che la sua vocazione è stata precoce. “Già alle elementari - scrive - avevo desiderio di entrare in seminario. Mio padre mi scoraggiò e mi disse di aspettare almeno fino alla fine della scuola media, come poi è stato. Mi invitò però a conoscere il mondo dei frati, che considerava più vicini alla gente e ai poveri. Così è nato il mio rapporto con i Cappuccini: iniziai con un’esperienza estiva nel seminario minore di Albino e non li ho più lasciati”.
“In seguito - ricorda sempre fra’ Agostino - ho frequentato l’istituto magistrale a Varese e sono diventato maestro, per poi continuare il mio percorso di fede sino a diventare frate e sacerdote a Milano”.
Quindi altre considerazioni: “Noi frati sappiamo che i nostri incarichi sono temporanei e siamo sempre pronti a metterci in gioco. Quello di segretario provinciale dell’Ordine (incarico che fra’ Agostino ha ricoperto a partire dal 2014, ndr) è stato un ruolo più “istituzionale”, che mi ha insegnato la pazienza e l’ascolto delle persone, oltre che a dare un giusto ordine alle cose”.
Infine una riflessione: “Ciò che apprezzo del mio ordine francescano è che noi frati cerchiamo di vivere il Vangelo incarnato nella situazione in cui ci troviamo. Il nostro è un Ordine “disordinato” ma capace di rispondere ai bisogni delle persone in modo veloce e professionale. Mi è stato chiesto di venire all’Opera San Francesco e ne sono felice. Conoscevo già l’OSF perché sono da qualche anno il vicepostulatore della causa di fra’ Cecilio. Inoltre alla fine degli anni Ottanta ho fatto volontariato in mensa mentre studiavo e, pensate, mi venne assegnata proprio la camera che fu di fra’ Cecilio”.
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