Il figlio Giovanni: "Tra le mille cose che mi hai trasmesso c’è quell’orgoglio testardo per cui non bisogna mai piegare la testa davanti alle difficoltà"
Antonino Pasquini (a destra) a una cerimonia di premiazione di una gara sociale della Federcaccia di Mandello Lario.
(C.Bott.) Lutto per la morte di Antonino Pasquini. Residente da una decina d’anni a Lecco, era nato il 14 ottobre 1944 a Narro di Casargo, da dove la sua famiglia si era trasferita a Mandello Lario quando “Nino” aveva soltanto 3 anni.
Disegnatore tecnico e progettista alla Moto Guzzi, aveva una grande, grandissima passione per la caccia e per una ventina d’anni proprio a Mandello aveva guidato la locale sezione della Federcaccia, a cui facevano riferimento anche gli appassionati della disciplina venatoria di Abbadia Lariana e Lierna, e della stessa associazione provinciale aveva ricoperto per un quinquennio il ruolo di segretario sotto la presidenza di Giuseppe Aldeghi.
Quella sua passione lo portava a dedicare cure e attenzioni al suo allevamento di uccelli da richiamo (merli, tordi, cesene e sasselli in particolare). Era ornitologo abilitato presso l’Istituto nazionale della fauna selvatica di Bologna e in Valsassina Pasquini tornava sovente per praticare la caccia da capanno.
Pasquini con il figlio Giovanni nel 2019 a Cortenova a una gara di tiro a volo.
Negli anni Settanta e Ottanta “Nino” aveva fatto parte dei comitati costituiti per promuovere l’istituzione della provincia di Lecco. “Io ero piccolo - ricorda il figlio Giovanni, già consigliere provinciale - ma ricordo molto bene le raccolte di firme organizzate per “conquistare” l’autonomia del territorio lecchese e proprio da lì traggono origine la mia vena autonomista e un incondizionato attaccamento al territorio”.
Tantissimi i messaggi di cordoglio giunti in queste ore alla famiglia Pasquini, molti dei quali da cacciatori del Lecchese, della terra bergamasca e del Bresciano. Poi da numerosi esponenti della Lega, nella quale Pasquini aveva militato per anni, a partire dal segretario provinciale Daniele Butti.
A esprimere il proprio cordoglio è stato anche l’ex ministro Roberto Castelli, con il quale Antonino Pasquini aveva collaborato tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Castelli era ingegnere acustico alla “Lafranconi silenziatori” di Mandello e proprio per ragioni di lavoro erano frequenti i contatti con “Nino”, in quegli anni in “Guzzi”.
"Nino" Pasquini negli anni della sua presidenza alla Federcaccia mandellese.
Il figlio Giovanni ha affidato a queste parole il ricordo di suo padre: “Te ne sei andato lasciandomi in eredità la più bella e grande passione della tua vita, la caccia. Quanti ricordi insieme, quanta passione, quanta vita Nino! Non ti ho mai chiamato papà, perché era più bello chiamarti per nome… Adesso lo zaino si fa più pesante e ripercorrere gli stessi sentieri che abbiamo fatto più volte assieme sarà dura, anzi durissima. Ma tra le mille cose che mi hai trasmesso c’è quell’orgoglio testardo per cui non bisogna mai piegare la testa davanti alle difficoltà a cui la vita ci mette di fronte. Grazie Nino, orgoglioso di essere tuo figlio”.
Oltre al figlio Giovanni, “Nino” Pasquini lascia la moglie Carla.
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