Don Vittorio Bianchi: “Lo ricordo con affetto. Lo conobbi a Valle di Colorina e fu proprio lui a favorire la mia vocazione sacerdotale”
Don Angelo Pozzi |
(C.Bott.) Nella serata di ieri a Dongo è morto don Angelo Pozzi, sacerdote il cui nome si lega anche a Mandello Lario, dove svolse il suo ministero nei primi anni Settanta, occupandosi in particolare dei giovani e dei lavoratori.
Nato nel 1930 a Cinisello Balsamo, sul finire degli anni Quaranta fu accolto a Valle di Colorina, in provincia di Sondrio, dal parroco don Giovanni Folci, che per sua ammissione gli fu padre, maestro ed educatore e del quale nel 2015 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che lo dichiara venerabile.
Don Angelo fu ordinato sacerdote il 22 giugno 1958. Inizialmente vicario parrocchiale a Brunate, nel ’65 fu nominato parroco di Lemna, frazione di Faggeto Lario, incarico che mantenne fino al 1971. Nel frattempo, tra il ‘65 e il ‘68, fu anche insegnante in seminario e - dal 1968 al 1970 - assistente della Gioventù femminile di Azione cattolica.
Arrivò poi, come detto, a Mandello Lario, dove fu delegato della Pastorale giovanile per la Zona Grigne. Oltre che ai giovani, don Angelo fu particolarmente vicino anche al mondo del lavoro e in particolare agli ambienti della Moto Guzzi. Nel 1973 fu nominato parroco del quartiere comasco di Ponte Chiasso, dove rimase dieci anni prima di assumere nel 1983 la guida della parrocchia di Dongo.
Nel 2005, al compimento dei 75 anni, consegnò le dimissioni al vescovo di Como Alessandro Maggiolini, che lo confermò come amministratore parrocchiale. Rimase dunque a Dongo, collaborando in parrocchia e alla casa di riposo.
A conservare di don Angelo un ricordo affettuoso è, tra gli altri, don Vittorio Bianchi. Il sacerdote originario di Mandello, dal 2010 al 2019 parroco ad Abbadia Lariana dopo aver guidato la comunità di Cermenate e ora attivo nel vicariato di Bellagio, conobbe don Angelo proprio a Valle di Colorina. “Sapeva creare fascino e allegria - dice di lui don Vittorio - ed è stato per me un riferimento e una figura molto importante. Lo ricordo con affetto sincero, anche perché fu proprio lui a favorire la mia vocazione sacerdotale”.
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