L’ultimo saluto a Gimmy Compagnoni: “La vita è un’impresa e Giuliano da atleta ne era consapevole”

 

(C.Bott.) E’ il giorno dell’ultimo saluto a Giuliano Compagnoni, a Mandello Lario. E’ il giorno dell’addio a “Gimmy”, morto all’età di 68 anni, il giorno del commiato da uno sportivo vero per i suoi trascorsi nella pallacanestro e nell’atletica leggera. Non a caso usa la metafora sportiva, don Giuliano Zanotta, per introdurre la cerimonia funebre nella chiesa parrocchiale del “Sacro Cuore”. “La vita di ciascuno di noi è di per sé un’impresa - dice il parroco della comunità pastorale mandellese - con i suoi ostacoli da superare e Giuliano, da atleta, ne era certamente consapevole”.

Nessun elogio funebre, no. “Chi ha conosciuto Giuliano conosce tutti i suoi pregi e le sue difficoltà - dice il sacerdote - e tutti noi indistintamente siamo amati dal Signore”. Poi una riflessione sulla morte: “E’ inevitabilmente un distacco ma è anche l’ineluttabilità della vita e se siamo realmente cristiani dobbiamo affermare la nostra fede nella risurrezione”. “L’esistenza terrena è un passaggio - aggiunge il celebrante - proprio perché noi siamo destinati a un’altra vita”.

"Gimmy" Compagnoni (primo a sinistra, con la maglia del Basket Lecco Giardina e il numero 12) osserva il tiro a canestro in jump di Santino Brambilla. E' il campionato 1976-77.

 

Quindi un altro aggancio al “percorso” sportivo di “Gimmy”: “Da atleta conosceva i suoi limiti e il limite della nostra vita siamo chiamati a superarlo nella risurrezione. Affidiamo allora Giuliano alla misericordia del Padre perché lui possa trovare la pace, nella certezza che in paradiso il Signore ci darà una  vita bella”.

Al termine del rito l’aspersione e l’incensazione del feretro, appena sotto i gradini che conducono all’altare delle celebrazioni. Accanto alla bara, coperta da un cuscino di fiori bianchi e blu, il labaro della Polisportiva Mandello, che per tanti anni è stata la sua seconda casa, la seconda casa di "Gimmy".