Scrivono i
familiari del mandellese: “Sono quelli del personale addetto alle cure
palliative, che da subito ha mostrato grandissima professionalità e alleviato
il nostro senso di angoscia”
E’ passato un
mese dalla sua scomparsa, ma nessuno a Mandello Lario ha dimenticato Giampiero
Mellera, che per lunghi anni aveva gestito un negozio di abbigliamento sportivo
in via XXIV Maggio. Una scelta non casuale, verrebbe da dire, non soltanto
perché lui, sarto per una vita, aveva ereditato la professione da suo padre
Alfonso ma anche perché per lui proprio lo sport aveva sempre rappresentato una
ragione di vita, con lo sci, il canottaggio e il tennis a precedere tutte le
altre discipline e senza dimenticare l’escursionismo e la sua passione per la
montagna.
Il 30 giugno
Mellera avrebbe compiuto 89 anni. E il figlio Stefano si fa interprete del
desiderio di sua madre Mariuccia, di suo fratello David e di tutti i familiari
e anche a loro nome ci invia questa significativa testimonianza.
Gli
ultimi dieci mesi sono stati complicati per la nostra famiglia. Le condizioni
di mio padre erano molto peggiorate a seguito dell’operazione subìta, fino al
punto di non essere più autosufficiente.
Avevamo
allora dovuto necessariamente prevedere l’assunzione di una badante, la cara
Berta che ringraziamo ancora per il preziosissimo e amorevole supporto, e
attivare il protocollo delle cure palliative tramite l’Azienda socio sanitaria
territoriale.
Quando
si è obbligati a intraprendere questa strada senza uscita lo si fa con estrema
difficoltà e con un senso di angoscia e grande tormento interiore. Nelle
difficoltà abbiamo però intravisto fin dai primi contatti con il personale
addetto alle cure dei preziosissimi raggi di luce nel buio. I medici, le
infermiere e tutto il personale delle cure palliative hanno da subito mostrato
grandissima professionalità e devozione alla causa.
Oltre
a un’attenzione, a una accuratezza estrema nella gestione del paziente, alla
cura e alla passione con cui hanno sempre fatto il loro lavoro, abbiamo
scoperto persone umanamente splendide, con capacità e empatia straordinarie in
grado di alleviare una situazione psicologicamente e fisicamente molto
difficile per tutti.
Il
loro arrivo, anche se per incombenze non esattamente piacevoli e a volte
dolorose, è sempre stato visto da tutti noi come un momento di condivisione e
vicinanza vissuto in un clima sereno e scherzoso e con il comune intento di
alleviare il più possibile le sofferenze del paziente.
Siamo
in un’epoca purtroppo caratterizzata da grande aggressività e violenza sia
verbale sia fisica. Quotidianamente
assistiamo, sia nella vita reale sia in televisione, a dispute su ogni
argomento. Gli insulti e le critiche a tutto e a tutti sono ormai la norma. Il
discredito e il disonore altrui sembrano essere l’unico argomento di interesse
dei giorni nostri.
Proprio
per questo motivo abbiamo pensato fosse il caso di condividere con più persone
possibili questa esperienza estremamente positiva di amore e dedizione per il
proprio lavoro e per il prossimo. Un esempio di grande empatia nei confronti di
pazienti e familiari proveniente da una categoria che deve giornalmente
affrontare situazioni difficili, spesso poco piacevoli ma che lo fa sempre con
grande professionalità, con il sorriso sulle labbra, la volontà di
sdrammatizzare e sollevare il morale di tutti con una battuta o una frase
gentile, nella consapevolezza di quanto difficili ma importanti siano questi
gesti per chi soffre.
Per
questo, a nome di tutta la mia famiglia, vorrei esprimere massima gratitudine al
Dipartimento fragilità dell’ASST, in prima persona alla dottoressa Eliana, all’operatrice
socio-sanitaria Barbara, alla psicologa Federica e a tutti i componenti della rete lecchese di cure
palliative per l’eccezionale supporto pratico e morale che ci hanno saputo dare
in questi mesi. Non li dimenticheremo! Grazie di cuore.
Stefano Mellera (Mandello Lario)
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