Gli
è stato amico, anzi gli è amico. Con lui ha condiviso la passione per il gioco del
calcio e ora che lui non c’è più Luciano Andreotti ricorda con questi pensieri
Massimo Pomi, morto a Mandello Lario all’età di 50 anni dopo una lunga quanto
coraggiosa battaglia contro la sclerosi laterale amiotrofica.
“Quando ho
appreso che Massimo ci aveva lasciato sono rimasto senza parole. Ho poi
incontrato amici sinceri che portavano l’ultimo saluto a questo sfortunato
ragazzo che anche nella pesante malattia aveva dentro di sé una incredibile
voglia di vivere.
Massimo Pomi (accosciato, terzo da sinistra) con la squadra Ragazzi del Lecco e la fascia di capitano. |
Credo sia stato
un esempio per molti di noi, essendo passato da una vita normale - con molte
soddisfazioni anche per la famiglia che si era saputo creare, oltre che per gli
ottimi risultati conseguiti con sacrificio nello sport - a una vita di
sofferenze.
Aveva militato in molte squadre partendo da Mandello, Lecco e non
soltanto e aveva giocato per qualche anno con la Primavera dell’Inter, dove si
era fatto molto apprezzare per le sue capacità e qualità. Poi lo stop imposto da
questa terribile malattia che lo accompagnava da più di 10 anni.
Credo non gli sia
stato semplice affrontarla, ma lui da autentico guerriero la combatteva con una
gran voglia di vivere. Sì, ci ha insegnato molto e purtroppo la sfortuna si è
accanita su di lui. Ora spero che riesca a ritrovare la pace incontrando il suo
caro papà. Ciao Massimo, che la terra ti sia lieve”.
Luciano
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