Se ne parlerà in
un convegno sabato 10 giugno a Galbiate. Il progetto è finalizzato anche a
individuare sui territori tutte le piante contrassegnate da elevata età e
grandezza
Sabato
10 giugno presso l’Auditorium “Cesare Golfari” a Galbiate si terrà il convegno
di avvio del progetto RIBICALM - Ricerca della biodiversità del castagno tra lago
e montagna finanziato dalla Regione Lombardia con i fondi del programma di
sviluppo rurale 2014-2020 rivolti alla conservazione della biodiversità animale
e vegetale.
Capofila
del progetto è il Dipartimento di biotecnologie e scienze della vita dell’Università
degli Studi dell’Insubria di Varese, con la partecipazione dell’Istituto per la
BioEconomia del Consiglio nazionale delle ricerche.
Il
progetto si origina dalla richiesta avviata dall’Associazione castanicoltori
Lario orientale che intende studiare, individuare e salvaguardare la
biodiversità castanicola ancora presente all’interno delle selve.
“Abbiamo
chiesto ai nostri associati di aiutarci a rintracciare tutte le varietà di
castagno che erano segnalate all’interno dei nostri territori e alle Comunità montane
di sostenere questa attività sui rispettivi territori”, afferma Mauro Gerosa, presidente
dell’Associazione castanicoltori Lario orientale. “Nel corso dei decenni -
aggiunge - si sono praticamente persi i collegamenti secolari tra le nostre
popolazioni e le piante coltivate e il rischio è di perdere irrimediabilmente
le conoscenze che i nostri avi avevano riguardo le piante di castagno, la
qualità dei frutti e le capacità produttive che, anche se in minima parte, sono
arrivate fino a noi. A questo si sono aggiunti i cambiamenti climatici e il castagno subisce l’attacco da parte di temperature
mediamente sempre più alte, pioggia sempre minore e mal distribuita e malattie
che stanno diventando sempre più aggressive e letali”.
“Nel
giro di pochi anni - osserva ancora Gerosa - rischiamo di perdere una parte
delle nostre selve o di vederle degradate per le difficoltà vegetative e
produttive delle piante”.
“Questo
progetto - sottolinea il professor Giorgio Binelli del DBSV - consentirà di studiare dal punto di vista genetico centinaia di piante segnalate con oltre
80 nomi diversi e di vedere se effettivamente corrispondono a varietà
distinguibili e quanto possono essere geneticamente vicine tra loro. La salvaguardia
della diversità genetica è importantissima perché corrisponde a una variabilità
nei caratteri che possono fornire al castagno resistenza ai cambiamenti
ambientali e alle malattie”.
“Il
progetto - evidenzia dal canto suo il dottor Claudio Cantini del Cnr - è finalizzato
anche a individuare sui territori tutte le piante di castagno contrassegnate da
elevata età e grandezza, determinate in base alla circonferenza del tronco.
Attendiamo la segnalazione della presenza di queste che definiamo “piante
patriarca” da parte sia di castanicoltori sia di semplici cittadini. Se una pianta
è in grado di crescere per secoli in un determinato ambiente quando intorno a
lei altre muoiono significa che possiede caratteri di resistenza che dobbiamo
studiare e preservare perché potrebbero aiutarci a proseguire la coltivazione
del castagno in un futuro sempre più contrassegnato da difficoltà ambientali”.
“La
mia speranza, sia in qualità di presidente dell’associazione di castanicoltori sia
di cittadino - dice ancora Mauro Gerosa - è che questo progetto consenta non soltanto
di catalogare la biodiversità di castagno presente ma anche quella di
riprodurre le piante più interessanti, le più diverse tra loro, così come anche
piante generate dai patriarchi. E il mio sogno è quello di creare, in collaborazione
con le Comunità montane, delle piccole collezioni collocate in zone climatiche
diverse. Solo in questo modo saremo in grado di lasciare alle nuove generazioni
non soltanto storie di nomi, ma esempi viventi di piante in grado di crescere e
produrre castagne e legno, importanti per l’economia ma soprattutto per il
paesaggio e la biodiversità vegetale e animale, sostenuta dalle nostre selve
castanili estensive di tipo tradizionale”.
“In
un mondo che cambia, il castagno sarà ancora necessario per mantenere il
benessere nostro e del nostro ambiente - conclude Gerosa - ma occorre agire
subito, prima che siano perduti per sempre i legami con le memorie storiche dei
nostri territori. Invitiamo quindi non solo i castanicoltori ma tutti i
cittadini interessati ai temi ambientali e alla storia dei luoghi al convegno
di avvio del progetto, a cui potranno partecipare come volontari aiutando il
censimento delle piante monumentali”.
Il convegno di sabato 10 giugno avrà inizio alle 9.30. Per iscriversi si può inviare una e-mail all’indirizzo niccolo.mapelli@comunitamontana.lc.it.
Il convegno di sabato 10 giugno avrà inizio alle 9.30. Per iscriversi si può inviare una e-mail all’indirizzo niccolo.mapelli@comunitamontana.lc.it.
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