06 giugno 2023

Mandello Lario, l’addio a Massimo Pomi. “Adesso in Cielo sei il nostro angelo numero 6”

 
(C.Bott.) “Non avremmo mai immaginato di ritrovarci così presto per darti l’ultimo saluto, ma se volevi riunirci tutti bastava che ce lo dicessi. Ci saremmo ritrovati magari al campo sportivo, che tu hai tanto amato. Di te ricorderemo sempre la tua determinazione e la tua grinta”.

Nel saluto dei suoi ex compagni di squadra della Polisportiva Mandello, letto al termine delle esequie, c’è l’affetto che Massimo Pomi aveva saputo meritarsi dapprima sui campi di gioco poi per il coraggio con cui aveva affrontato la malattia.
“Eri una bella persona - gli hanno detto gli amici - e adesso in Cielo sei il nostro angelo numero 6. E lassù torna a essere libero”. Libero, già, proprio come il ruolo in cui ha sempre giocato.

Massimo Pomi (1972-2023).
 
Erano state le note all'organo di Fratello sole Sorella luna a introdurre oggi pomeriggio il rito funebre nella chiesa prepositurale del Sacro Cuore a Mandello Lario, seguite in apertura di cerimonia dall’esortazione di monsignor Giuliano Zanotta a esprimere “la nostra fede nella risurrezione e nella vita eterna”.
Appena sotto i gradini che portano all’altare la bara di legno chiaro con le spoglie mortali di Massimo. Sopra, un cuscino floreale e la maglia del Mandello, la “sua” maglia, quella con il numero 6.
All’omelia il parroco della comunità pastorale mandellese ammette che “la vita è un mistero di gioie e di dolori” e che quello stesso mistero “ha accompagnato anche l’esistenza di Massimo, un campione”.

 
“E’ difficile comprendere il dolore e la malattia - dice il sacerdote - ma noi dobbiamo guardare alla parola del Signore, che ci consola perché ci vuol bene ed è misericordioso”. “E proprio la fede - aggiunge - ci dice che soltanto in Gesù possiamo trovare la risposta ai nostri legittimi interrogativi, ai nostri dubbi”.
Quindi l’invito ad accogliere ciò che ci manda il Signore, che saprà anche tener conto del bene compiuto da chi è stato vicino a Massimo e lo ha assistito nel lungo percorso della malattia”.
Poi, dopo i riti di aspersione e incensazione del feretro, il commiato degli amici. E in chiesa è salito alto l'applauso.
 

 

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