Luciano Maria
Rossi, mandellese, autore del libro “La storia della Gera e dei nostri giardini”,
sottopone al lettore queste interessanti riflessioni:
Il
mio primo messaggio su Facebook risale a più di tre anni fa. Parlava già dei
giardini malandati da riportare alla cura di un tempo ed era firmato Luciano e
Franca. Che malinconia, ora che Franca è malata, rivedere che partecipava
insieme a me! Ci andavamo tutti i giorni, dalla Poncia guardavamo i colori del
lago verso Abbadia e verso la punta di Bellagio e poi su, alla Grigna. E’ bello
Mandello.
La
vita è fatta di sentimenti. Sapete che il mio gruppo Facebook si chiama “Pace e
bene, cara Mandello”. Pace e bene sono parole impegnative, un ideale cui
cercare di avvicinarci, anche nel tono in cui ci rapportiamo con gli altri, e
non è sempre facile. Di recente, nell’incontro al Lido con il sindaco, temo di
non esserci riuscito come avrei voluto. Me ne scuso. Farò meglio la prossima volta.
Oltretutto penso che pace e bene, visti dal versante laico, siano l’essenza
della democrazia e del dialogo che la sostiene. Ci tengo molto, o almeno ci
provo
I
giardini ne muovono tanti, di sentimenti. La loro storia è lunga 120 anni e per
affermarsi pienamente sulla sponda sinistra del Meria hanno impiegato quasi un
secolo: dal primo progetto del 1902 alla fine dell’escavazione in Poncia nei
primi anni Novanta. Nessuno ce li ha regalati: sono stati voluti un po’ alla
volta dalla comunità e le sono sempre appartenuti. Questo fa una bella
differenza. Suona bene anche come titolo che, una volta tornati al loro passato
splendore, ho proposto di mettere in grande all’ingresso del viale: “Giardini
della comunità”. Un onore per noi, ma anche un impegno.
E
poi i cittadini che li hanno difesi quando li hanno visti in pericolo: nel
1928, dopo l’accordo di cessione tra il podestà Garcea e Falck (“Non è da
trascurare l’affettività che la popolazione porta a dette aree”, dissero), o
ancora nel 1937, contro il primo lido realizzato proprio lì a fianco dei
giardini, in Poncia (“Corona Mandello, in riva al lago, un largo prato
ombreggiato a fresco, recentemente sistemato a giardino, adibito a posto di
riposo e svago dei cittadini...”).
Una
storia gloriosa di cui andare fieri. E oggi ci dice qualcosa per il futuro? Io
credo di sì, ma abbiamo il dovere di pensarci.
La
mia situazione familiare mi fa sentire spesso triste, senza voglia di fare, con
l’impressione che la vita mi chiami altrove. Guardo i giovani, le famiglie con i
bambini piccoli, animate da chissà quanti sogni pur nelle difficoltà, e ne
provo tenerezza.
C’è
intorno il grande mondo che cambia in modo tumultuoso e ci presenta problemi
nuovi, anche enormi, da affrontare. E c’è il nostro piccolo mondo, questa
striscia di terra alla foce del Meria, sponda sinistra e destra, giardini e Lido,
residenti e turisti, pubblico e privato, transenne o libertà di passeggio, su cui
continuiamo a non trovare un’intesa e magari a litigare. Come mai? E’ così
difficile? O non stiamo usando il modo giusto di cercare soluzioni?
Io
penso che Mandello, specie nei suoi luoghi più cari e nei simboli più forti,
abbia bisogno di tutti. Prendiamoci ciascuno il proprio spazio per riflettere,
con affetto e sguardo lungo, verso la storia e verso il futuro. Ci è dovuto. E
poi parliamone. Sono sicuro che le cose ci appariranno più semplici da
condividere di quanto temevamo.
Dai,
siamo stati “comunità” (che aiuta a vivere) ai tempi del fascio. Non ci
riusciremo adesso?
Luciano Maria Rossi
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