31 maggio 2023

Scrive: “Io penso che la nostra Mandello, specie nei suoi luoghi più cari, abbia bisogno di tutti”

 
Luciano Maria Rossi, mandellese, autore del libro “La storia della Gera e dei nostri giardini”, sottopone al lettore queste interessanti riflessioni:

Il mio primo messaggio su Facebook risale a più di tre anni fa. Parlava già dei giardini malandati da riportare alla cura di un tempo ed era firmato Luciano e Franca. Che malinconia, ora che Franca è malata, rivedere che partecipava insieme a me! Ci andavamo tutti i giorni, dalla Poncia guardavamo i colori del lago verso Abbadia e verso la punta di Bellagio e poi su, alla Grigna. E’ bello Mandello.
La vita è fatta di sentimenti. Sapete che il mio gruppo Facebook si chiama “Pace e bene, cara Mandello”. Pace e bene sono parole impegnative, un ideale cui cercare di avvicinarci, anche nel tono in cui ci rapportiamo con gli altri, e non è sempre facile. Di recente, nell’incontro al Lido con il sindaco, temo di non esserci riuscito come avrei voluto. Me ne scuso. Farò meglio la prossima volta. Oltretutto penso che pace e bene, visti dal versante laico, siano l’essenza della democrazia e del dialogo che la sostiene. Ci tengo molto, o almeno ci provo
I giardini ne muovono tanti, di sentimenti. La loro storia è lunga 120 anni e per affermarsi pienamente sulla sponda sinistra del Meria hanno impiegato quasi un secolo: dal primo progetto del 1902 alla fine dell’escavazione in Poncia nei primi anni Novanta. Nessuno ce li ha regalati: sono stati voluti un po’ alla volta dalla comunità e le sono sempre appartenuti. Questo fa una bella differenza. Suona bene anche come titolo che, una volta tornati al loro passato splendore, ho proposto di mettere in grande all’ingresso del viale: “Giardini della comunità”. Un onore per noi, ma anche un impegno.
E poi i cittadini che li hanno difesi quando li hanno visti in pericolo: nel 1928, dopo l’accordo di cessione tra il podestà Garcea e Falck (“Non è da trascurare l’affettività che la popolazione porta a dette aree”, dissero), o ancora nel 1937, contro il primo lido realizzato proprio lì a fianco dei giardini, in Poncia (“Corona Mandello, in riva al lago, un largo prato ombreggiato a fresco, recentemente sistemato a giardino, adibito a posto di riposo e svago dei cittadini...”).
Una storia gloriosa di cui andare fieri. E oggi ci dice qualcosa per il futuro? Io credo di sì, ma abbiamo il dovere di pensarci.
La mia situazione familiare mi fa sentire spesso triste, senza voglia di fare, con l’impressione che la vita mi chiami altrove. Guardo i giovani, le famiglie con i bambini piccoli, animate da chissà quanti sogni pur nelle difficoltà, e ne provo tenerezza.
C’è intorno il grande mondo che cambia in modo tumultuoso e ci presenta problemi nuovi, anche enormi, da affrontare. E c’è il nostro piccolo mondo, questa striscia di terra alla foce del Meria, sponda sinistra e destra, giardini e Lido, residenti e turisti, pubblico e privato, transenne o libertà di passeggio, su cui continuiamo a non trovare un’intesa e magari a litigare. Come mai? E’ così difficile? O non stiamo usando il modo giusto di cercare soluzioni?
Io penso che Mandello, specie nei suoi luoghi più cari e nei simboli più forti, abbia bisogno di tutti. Prendiamoci ciascuno il proprio spazio per riflettere, con affetto e sguardo lungo, verso la storia e verso il futuro. Ci è dovuto. E poi parliamone. Sono sicuro che le cose ci appariranno più semplici da condividere di quanto temevamo.
Dai, siamo stati “comunità” (che aiuta a vivere) ai tempi del fascio. Non ci riusciremo adesso?
Luciano Maria Rossi

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