Il presidente
Roberto Rosa: “Quello dei fondatori fu il coraggio della solidarietà e
sfogliando l’album dei ricordi possiamo dire che l’entusiasmo e la voglia di
fare furono le condizioni principali che ognuno di loro mise al servizio dell’associazione”
(C.Bott.) Sono l’emozione e la gratitudine a
prevalere nella giornata di festa voluta dall’Avis di Mandello Lario per
celebrare il sessantacinquesimo anniversario di fondazione. C’è il ricordo di
chi ha voluto l’associazione, di chi si è battuto per sensibilizzare il maggior
numero possibile di persone sull’importanza della donazione del sangue. E sul
valore dell’altruismo.
E
allora il primo pensiero, nella cerimonia ufficiale che si è tenuta oggi al
teatro “San Lorenzo”, è per il dottor Gianni Comini, che fu tra i fondatori
della sezione comunale e che la guidò ininterrottamente dal 1958 al 1983, anno
in cui venne nominato presidente onorario in segno di riconoscenza per quanto
fatto e per quanto ancora avrebbe continuato a fare (e a dare) negli anni a
venire fino al 2015, l’anno della sua scomparsa.
C’è
il ricordo di tutti i 40 soci fondatori (due di loro, Orsola Gaddi e Gianni
Zucchi, sono viventi) che il 17 maggio appunto del ’58 firmarono l’atto costitutivo
dell’Avis mandellese, cui da allora fanno riferimento anche i comuni di Abbadia
Lariana e Lierna.
“Fu, il loro, il coraggio della solidarietà - ha detto il
presidente Roberto Rosa nel suo discorso - e sfogliando l’album dei ricordi
possiamo dire con certezza che l’entusiasmo e la voglia di fare furono le
condizioni principali che ognuno di loro mise al servizio dell’associazione”. “In
quegli anni non c’era la tecnologia di oggi - ha aggiunto - e il loro era un
rapporto diretto con i donatori, utile per mantenerli sempre in contatto
proprio con l’associazione”.
Poi
altre parole di stima e di sincero affetto per il dottor Comini. “Nel 2016 - ha
ricordato ancora Rosa - il direttivo allora in carica scelse di intitolargli la
sezione per mantenerne sempre vivo il ricordo. La sua era una presenza discreta
e anche per la sua gentilezza noi tutti sentiamo tuttora la sua assenza”.
Quindi
il riferimento alla decisione di rinunciare alle medaglie di benemerenza per
devolvere il valore economico equivalente a sostegno di un’associazione del
territorio. “La medaglia ha il sapore del denaro e gli avisini di Mandello non
vogliono essere pagati per quello che fanno spontaneamente e senza alcun
esibizionismo”, si legge nell’estratto di un verbale del consiglio direttivo in
carica nel 1983.
Fu
sempre del dottor Comini, quell’idea “rivoluzionaria”. “Doniamo senza ricevere
nulla in cambio”, era solito dire. E da allora i donatori dell’Avis di Mandello
hanno sempre approvato quella decisione, dimostrando che il sangue non ha
prezzo al di là del valore umanitario della donazione.
A
beneficiare quest’anno dell’importo equivalente al valore delle medaglie (oltre
4.100 euro) è stata l’associazione “Michy… sempre con noi” di Abbadia Lariana, che
si occupa di raccogliere fondi da destinare in particolare alla Pediatria
oncologica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Sono stati Paola e
Stefano Barra, i genitori di “Michy”, a ritirare l’assegno. “Accettiamo questo
vostro gesto con grande amore - ha detto mamma Paola - e con l’occasione il nostro
grazie va a tutti gli amici che collaborano con noi e sostengono l’associazione”.
In
precedenza erano intervenuti il sindaco di Mandello, Riccardo Fasoli (“l’Avis è
la testimonianza tangibile che si possono fare passi avanti verso gli altri”),
Irene Azzoni, assessore del Comune di Abbadia Lariana (“c’è grande stima per
ciò che fate perché il vostro dono arriva a tutti”), e Bruno Manzini. “E’ un
traguardo importante quello che la vostra sezione comunale taglia quest’anno -
ha detto il presidente dell’Avis provinciale di Lecco - ma non è un punto d’arrivo,
perché insieme dobbiamo andare avanti ancora. Il vostro rapporto con le persone
va oltre ogni individualismo e la cittadinanza lo percepisce. Così, del resto, tutti
vivono meglio e si costituisce una comunità solidale e accogliente”.
Manzini
ha anche evidenziato che nel territorio provinciale si raccolgono 30.000 unità
di sangue e ciò consente di far fronte alle esigenze anche di alcuni ospedali
milanesi.
Non
sono mancate, nella cerimonia al teatro di via XXIV Maggio, le testimonianze di
Mario Lafranconi e Giancarlo Alippi, presidenti rispettivamente dell’Aido
mandellese e del Soccorso degli alpini, altri due sodalizi che fanno della
solidarietà e del servizio alla cittadinanza i cardini della loro azione.
Luciano
Benigni ha portato il messaggio augurale della sezione avisina di Aprilia, da
lui rappresentata in quanto socio e con la quale da anni l’associazione
mandellese donatori di sangue ha instaurato un legame di amicizia, dopodiché il
presidente Rosa ha consegnato la tessera di ultima iscritta a Rosaria.
Spazio
quindi all’attribuzione degli attestati ai 60 soci che hanno raggiunto le 50
donazioni (40 per le donne e vent’anni di iscrizione) e ai 40 con 75 donazioni (60
per le donne e 30 anni di iscrizione). A ricevere il riconoscimento per aver
superato le 100 donazioni (80 per le donne e 40 anni di iscrizione) sono stati invece
in cinque: Debora Belleri, Gianpiero Fagetti, Silvano Gianola, Andrea Micheli e
Mario Vitali.
Infine
l’attestato al presidente Roberto Rosa per le 120 donazioni effettuate. A
consegnarglielo è stato, in una ideale staffetta generazionale, proprio la
ventunenne Rosaria, come detto ultima tesserata avisina in ordine di tempo.
Prima
della cerimonia del sessantacinquesimo le messa celebrata nell’arcipretale di “San
Lorenzo” da don Giuliano Zanotta, parroco della comunità pastorale di Mandello,
nel giorno dell’Ascensione. “Il vostro è il segno della solidarietà e del
condividere qualcosa della propria vita - aveva detto il sacerdote all’omelìa rivolgendosi
agli avisini - e donare sangue è un grande dono d’amore e di generosità”.
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