(C.Bott.) E’ il giorno dell’ultimo saluto, il
giorno dell’addio di Mandello Lario a Carlo Poli, per lunghi anni titolare dell’Autoscuola
Grigna, da lui aperta in paese nel settembre 1968. Aveva 77 anni e il rito
funebre si è svolto oggi pomeriggio nella chiesa prepositurale del “Sacro Cuore”.
“Non
è facile descrivere mio padre - dice di lui suo figlio Paolo - I pensieri sono
tanti e confusi, ma parlando in questi giorni con le persone che lo hanno
conosciuto ho constatato quanto fosse stimato e benvoluto. Per molti il ricordo
si lega inevitabilmente agli anni della patente di guida. Non a caso tutti
coloro i quali hanno superato i 40 anni e a Mandello o nei paesi vicini hanno
preso la patente lo hanno avuto al loro fianco”.
La
patente, già. La si fa una sola volta nella vita, ma poi con quella si va in
auto al lavoro, a fare la spesa, in vacanza, ovunque. “Mi hanno raccontato in
tanti dei loro esami di guida - afferma Paolo - chi a Lecco, chi a Como, alcuni
persino nella Bergamasca prima che mio padre aprisse a Mandello l’autoscuola.
Lui si appoggiava infatti all’autoscuola di suo fratello a Nembro, nella bassa
Val Seriana. C’è anche chi ricorda simpaticamente quando mio padre durante le
lezioni di guida sostava per andare in banca, alle Poste o dove lo portavano le
varie faccende da sbrigare. Lui lasciava in auto l’allievo di turno, il tempo,
così gli diceva, di imparare… a far la sosta”.
Poi
c’erano i consigli che lui era solito dispensare: come affrontare al meglio l’esame,
come comportarsi alla guida e sull’importanza di tenere il tacco per terra. “Ricordo
che quando stavo imparando il mestiere che ho ereditato da lui - dice sempre il
figlio - lui, seduto sul sedile posteriore, sgridò una ragazza proprio per come
teneva i piedi. Io gli dissi: Ma quasi non li vedo io, i piedi di chi sta
guidando, che sono seduto al suo fianco, come fai a vederli tu da dietro, che
tra l’altro stai guardando fuori dal finestrino? “Eh, io capisco”, mi rispose
semplicemente. E aveva ragione”.
Poi
la descrizione dei tratti salienti del suo carattere e del suo modo di
comportarsi. “Gli occhiali da sole erano una sua caratteristica - ricorda Paolo
- Li metteva sempre, sul lavoro anche di notte. Soltanto poco tempo fa me ne svelò
il motivo. Perché così le persone - mi disse - non vedevano che stavo dormendo.
A volte lavorava sette giorni su sette. Iniziava al mattino presto, magari
anche prima delle 6. Alle 20.30 terminava le lezioni e cominciava le guide dei
mezzi pesanti, sul piazzale a Lecco, spesso fin oltre la mezzanotte”.
Un’altra
caratteristica che contraddistingueva Carlo Poli era il suo umorismo, che si
traduceva in allegria, in una innata voglia di ridere e di scherzare. Aveva
sempre la battuta pronta, su tutto e per tutti. “Questo fino alla fine -
ricorda ancora il figlio - No, neppure nei suoi ultimi giorni di vita mio padre
ha perso la sua ironia. Aveva questo grande dono di saperti strappare ogni
volta un sorriso…”.
A
ricordare suo padre con parole di stima e sincero affetto è anche Pamela, l’altra
figlia di Poli. “Papà era disponibile con chiunque necessitasse di un aiuto -
afferma - e amava moltissimo Mandello e il suo lago. Ricordo quando allestiva i
carri per la sfilata della vigilia di Natale, quando la domenica andava al
campo sportivo a vedere le partite del Mandello, le camminate con il Cai. Da piccola
ero così fiera di essere sua figlia perché tutti lo fermavano per due
chiacchiere, per un’informazione o magari semplicemente per una barzelletta.
Per me papà era una persona importante e mi sembrava di essere la figlia di una
star”.
“Ha
sempre lavorato tanto - conclude Pamela - forse troppo. Ma questo è uno dei
valori che mi ha insegnato: lo spirito di sacrificio e appunto lavorare
duramente per arrivare a raggiungere un obiettivo”.
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