25 aprile 2023

Mandello Lario e il 25 Aprile. “Smettiamo di cercare vincitori e vinti di guerre passate e presenti”

Così il sindaco, Riccardo Fasoli, nel suo discorso commemorativo pronunciato al cimitero del capoluogo dopo il corteo e la celebrazione della messa

 
(C.Bott.) Nel cimitero le note di Bella ciao. A eseguire la canzone simbolo della lotta di Resistenza è il corpo musicale mandellese, che in mattinata aveva accompagnato il corteo da piazza Leonardo da Vinci appunto al cimitero del capoluogo. Per Mandello Lario è l’ultimo atto della celebrazione del 25 aprile, 78.mo anniversario della Liberazione. Una giornata per non dimenticare e riaffermare i valori dell’antifascismo.
Non dimenticare. L’aveva sottolineato poco prima anche don Giuliano Zanotta. “E’ importare ricordare quanto è accaduto”, aveva detto il parroco della comunità pastorale mandellese introducendo la sua omelìa nella messa celebrata a suffragio dei caduti. “Lo stesso evangelista Marco ci esorta a non dimenticare - aveva aggiunto - ed è nostro dovere ricordare vite spese e donate nell’amore. E per amore”.
La deposizione da parte del sindaco, Riccardo Fasoli, della corona di alloro al monumento opera di Giuseppe Enrini che ricorda le vittime della Resistenza mandellese, le note del Silenzio, l’inno di Mameli, poi il discorso commemorativo del primo cittadino.
“Oggi festeggiamo la liberazione dalle piaghe più oscure del secolo scorso - premette Fasoli - conquistata grazie alle forze alleate e alla resistenza sorta spontaneamente in tutta Italia e non soltanto”.

 
Poi il riferimento a quanti furono protagonisti di quella lotta condotta per dare al Paese un futuro di libertà. “La resistenza che ricordiamo oggi - dice il sindaco - è quella dei tanti partigiani, uomini e donne, che resistettero in ogni parte d’Italia. E’ la resistenza dei soldati italiani che dopo l’8 settembre 1943 si rifiutarono di combattere ancora, trasformandosi in facili prigionieri. E’ la resistenza degli operai che scioperarono per boicottare la produzione bellica tedesca”.
E ancora: “E’ la resistenza degli imprenditori che salvarono i loro operai dalla deportazione in Germania. E’ la resistenza dei ferrovieri che rallentarono i treni per consentire ai deportati di fuggire. E’ la resistenza dei medici che firmarono certificati falsi, pagando di persona. E’ la resistenza del sergente degli alpini Maggiorino Marcellin che in Val Chisone fronteggiò con mille uomini le SS e la Luftwaffe. E’ la resistenza degli oltre 600mila internati in Germania, che preferirono rimanere nei lager nazisti in condizioni drammatiche piuttosto che andare a Salò a combattere altri italiani”.
 
 
“E’ la resistenza - aggiunge Fasoli - dei 90mila militari che morirono dopo l’8 settembre: i fucilati di Cefalonia, i bersaglieri che si batterono al fianco degli alleati. E’ la resistenza di tutti gli uomini e di tutte le donne che si sacrificarono per gli altri, come i tanti carabinieri che persero la vita difendendo i propri concittadini dalla furia nazista”.
Quindi un messaggio: “La Resistenza è patrimonio della nazione, non di una fazione”. E un richiamo al momento presente. “Resistere oggi non significa combattere o distruggere qualunque principio metta in discussione il nostro stile di vita, i nostri costumi, i nostri ideali e le nostre idee - sottolinea il primo cittadino - E’ quando un principio viene reso assoluto che va contrastato. E’ quando, per la buona causa, si mette fine alle opposizioni, alle libertà civili e a quelle politiche che è necessario resistere”.

 
Infine un riferimento alla cultura del rispetto reciproco, della solidarietà e dell’aiuto: “Anche questa è resistenza e la guerra la si scongiura smettendo di cercare vincitori e vinti di guerre passate e presenti, ma affermando il giusto e il vero, apprezzando il pensiero diverso e condannando ogni estremismo e gli errori che ne conseguono. Non dimentichiamolo”.
 



















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