Così il sindaco,
Riccardo Fasoli, nel suo discorso commemorativo pronunciato al cimitero del
capoluogo dopo il corteo e la celebrazione della messa
(C.Bott.) Nel cimitero le note di Bella ciao. A eseguire la canzone simbolo
della lotta di Resistenza è il corpo musicale mandellese, che in mattinata
aveva accompagnato il corteo da piazza Leonardo da Vinci appunto al cimitero
del capoluogo. Per Mandello Lario è l’ultimo atto della celebrazione del 25 aprile,
78.mo anniversario della Liberazione. Una giornata per non dimenticare e riaffermare
i valori dell’antifascismo.
Non
dimenticare. L’aveva sottolineato poco prima anche don Giuliano Zanotta. “E’
importare ricordare quanto è accaduto”, aveva detto il parroco della comunità
pastorale mandellese introducendo la sua omelìa nella messa celebrata a
suffragio dei caduti. “Lo stesso evangelista Marco ci esorta a non dimenticare
- aveva aggiunto - ed è nostro dovere ricordare vite spese e donate nell’amore.
E per amore”.
La
deposizione da parte del sindaco, Riccardo Fasoli, della corona di alloro al
monumento opera di Giuseppe Enrini che ricorda le vittime della Resistenza mandellese, le note del Silenzio, l’inno di Mameli, poi il
discorso commemorativo del primo cittadino.
“Oggi
festeggiamo la liberazione dalle piaghe più oscure del secolo scorso - premette
Fasoli - conquistata grazie alle forze alleate e alla resistenza sorta spontaneamente
in tutta Italia e non soltanto”.
Poi
il riferimento a quanti furono protagonisti di quella lotta condotta per dare
al Paese un futuro di libertà. “La resistenza che ricordiamo oggi - dice il
sindaco - è quella dei tanti partigiani, uomini e donne, che resistettero in
ogni parte d’Italia. E’ la resistenza dei soldati italiani che dopo l’8
settembre 1943 si rifiutarono di combattere ancora, trasformandosi in facili
prigionieri. E’ la resistenza degli operai che scioperarono per boicottare la
produzione bellica tedesca”.
E
ancora: “E’ la resistenza degli imprenditori che salvarono i loro operai dalla
deportazione in Germania. E’ la resistenza dei ferrovieri che rallentarono i
treni per consentire ai deportati di fuggire. E’ la resistenza dei medici che
firmarono certificati falsi, pagando di persona. E’ la resistenza del sergente
degli alpini Maggiorino Marcellin che in Val Chisone fronteggiò con mille
uomini le SS e la Luftwaffe. E’ la resistenza degli oltre 600mila internati in
Germania, che preferirono rimanere nei lager nazisti in condizioni drammatiche
piuttosto che andare a Salò a combattere altri italiani”.
“E’
la resistenza - aggiunge Fasoli - dei 90mila militari che morirono dopo l’8 settembre:
i fucilati di Cefalonia, i bersaglieri che si batterono al fianco degli alleati.
E’ la resistenza di tutti gli uomini e di tutte le donne che si sacrificarono
per gli altri, come i tanti carabinieri che persero la vita difendendo i propri
concittadini dalla furia nazista”.
Quindi
un messaggio: “La Resistenza è patrimonio della nazione, non di una fazione”. E
un richiamo al momento presente. “Resistere oggi non significa combattere o distruggere
qualunque principio metta in discussione il nostro stile di vita, i nostri
costumi, i nostri ideali e le nostre idee - sottolinea il primo cittadino - E’
quando un principio viene reso assoluto che va contrastato. E’ quando, per la
buona causa, si mette fine alle opposizioni, alle libertà civili e a quelle
politiche che è necessario resistere”.
Infine
un riferimento alla cultura del rispetto reciproco, della solidarietà e dell’aiuto:
“Anche questa è resistenza e la guerra la si scongiura smettendo di cercare
vincitori e vinti di guerre passate e presenti, ma affermando il giusto e il
vero, apprezzando il pensiero diverso e condannando ogni estremismo e gli
errori che ne conseguono. Non dimentichiamolo”.
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