Preservare
la memoria è un valore fondamentale perché ci consente di conservare e
tramandare la conoscenza, l’esperienza e la storia delle generazioni passate.
Queste ci aiutano a comprendere il mondo in cui viviamo e a costruire un futuro
migliore. Per questa ragione lo Spi Cgil di Lecco ha organizzato una visita al
Memoriale della Shoah a Milano, nella zona sottostante il piano dei binari
della Stazione Centrale.
Un
luogo di commemorazione, uno spazio per costruire il futuro e favorire la
convivenza civile, ma anche un luogo di conoscenza, che tiene accesa la luce
sul degrado raggiunto dall’umanità, affinché non possa ripetersi mai più.
Tra
il 1943 e il 1945 il Binario 21 fu il luogo in cui migliaia di ebrei e
oppositori politici vennero caricati su vagoni merci e carri bestiame,
destinati ai campi di concentramento nazisti.
Il
6 dicembre del 1943 partì il primo convoglio di prigionieri ebrei, il 30
gennaio 1944 il secondo, entrambi diretti ad Auschwitz-Birkenau. Soltanto 27
persone su 774 fecero ritorno.
Tra
tutti i luoghi che in Europa sono stati teatro delle deportazioni, il Memoriale
è il solo a essere rimasto intatto. Rende omaggio alle vittime dello sterminio
e rappresenta un contesto vivo e dialettico in cui rielaborare attivamente la
tragedia della Shoah.
110
iscritti allo Spi lecchese, 25 dei quali da Mandello Lario, hanno partecipato alla visita. Forte la commozione:
l’idea che milioni di persone siano state perseguitate, imprigionate, torturate
e uccise a causa della loro razza, religione o orientamento sessuale è qualcosa
di difficile da accettare e comprendere.
Ha
fatto riflettere la parola “indifferenza” scolpita sul muro che accoglie i
visitatori all’ingresso del Memoriale. “Proprio l’indifferenza - ricordano i
responsabili dello Spi - è stata una tra le cause principali della Shoah, l’indifferenza
delle persone comuni, delle istituzioni e dei governi di fronte a queste
atrocità ha permesso che il genocidio avvenisse e ancora oggi ci spinge a
interrogarci sulla nostra responsabilità come individui e come società di
fronte alle ingiustizie”.
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