E’ con profondo dispiacere, non senza anche tanta amarezza, che ho appreso della volontà di chiudere la scuola dell’infanzia di Crebbio al termine del corrente anno scolastico. L’asilo è di competenza della parrocchia di Sant’Antonio, che fino a qualche anno fa godeva di una sua, per così dire, “autonomia” e che ora fa parte della comunità pastorale di Abbadia Lariana.
La decisione di porre fine, dopo quasi settant’anni, alla realtà rappresentata dall’asilo, di quella che una volta era la nostra parrocchia, è stata comunicata in chiesa al termine della funzione religiosa di sabato 4 marzo dal parroco don Fabio Molteni, che è anche presidente dell’asilo.
Le motivazioni che lo hanno indotto a prendere questa importante decisione, più che delle motivazioni sembra siano state delle giustificazioni di una decisione già maturata e perseguita da tempo. Credo che questa mia sensazione sia la stessa percepita da molte altre persone.
E’ anacronistico che una simile decisione, prima di essere assunta, non venga prospettata, almeno come pericolo, con largo anticipo onde consentire a coloro che l’avessero voluto di porre in campo ogni soluzione possibile a scongiurare la sua eventualità.
Non penso di essere l’unico a interpretare questa mancanza di comunicazione come parte di un progetto finalizzato a questo scopo. Le ragioni assunte a determinazione della chiusura della struttura sono essenzialmente due, che risultano tra loro connesse.
La prima è quella che per il prossimo anno scolastico i bambini iscritti all’asilo sono soltanto otto. Il numero è basso, ma secondo le disposizioni in essere rappresenterebbe comunque il numero minimo per consentire il mantenimento della struttura.
La seconda ragione è di carattere economico, in quanto il mantenimento dell’asilo comporta un costo che non può essere sostenuto. Questo anche per il pericolo che i bimbi iscritti potrebbero scendere sotto le otto unità, determinando così il venir meno dei contributi preposti a questi scopi.
Queste ragioni sono incontestabili, ma hanno il sapore del vecchio proverbio popolare “adesso che sono scappati i buoi non ci resta che chiudere la stalla”.
Infatti allo scopo di incrementare il numero degli iscritti nulla è stato fatto dalla presidenza per valorizzare e pubblicizzare le tante e bellissime attività didattiche portate avanti dalle brave maestre e dalla coordinatrice dell’asilo. Anzi, pare a molti che la struttura negli ultimi anni sia rimasta in balìa di se stessa.
La situazione odierna è sicuramente diversa da quella da ultimo rappresentata da don Mario Conconi, parroco della parrocchia di Sant’Antonio per oltre quarant’anni, nonché presidente dell’asilo, venuto a mancare nel 2017.
Quanto alle ragioni economiche non è escluso che queste possano essere effettivamente insormontabili, ma appartenendo io a una generazione che ha visto nascere il fabbricato negli anni Cinquanta e che da allora è sempre stato la sede dell’asilo parrocchiale, oltre che dell’oratorio, non posso fare a meno di andare con i ricordi a quegli anni.
Questo fabbricato, imponente e bello ancora oggi, è stato realizzato con il contributo in denaro e la manodopera di tutti gli appartenenti alla comunità parrocchiale di Sant’Antonio. Penso che le difficoltà economiche di quel tempo non fossero minori rispetto a quelle di oggi. In quel periodo la parrocchia era gestita da un giovane parroco che si chiamava don Onorio. Un sacerdote che aveva il dono di saper coinvolgere, che era riuscito a portare a termine un’opera che oggi appare ciclopica, per quei tempi. Questo per affermare che anche le ragioni economiche si sarebbero potute quantomeno affrontare, perché qualcosa dello spirito che ha animato il cuore dei nostri genitori e nonni quando hanno costruito l’asilo è sicuramente rimasto nella nostra comunità.
Un esempio su tutti l’organizzazione della festa di Sant’Antonio, nota anche come la festa della “polenta oncia”, che per quella che era la nostra parrocchia ha mantenuto e continua a rappresentare un importante introito.
Circa quello che potrebbe riguardare un’altra motivazione a supporto della chiusura o del mantenimento dell’asilo di Crebbio è mia personale opinione che l’offerta di un punto di cultura in più sul territorio rappresenta un arricchimento generale per tutti. Ancora di più se stiamo parlando di una struttura collaudata nel tempo e che è stata il punto di partenza culturale per molti di noi.
Purtroppo con il venir meno di un caposaldo distintivo della comunità parrocchiale di Sant’Antinio, quale sicuramente è l’asilo, il pericolo è che anche la comunità ne risenta nella sua identità. Ma forse questo è un dato che appartiene all’inesorabile mutamento dei tempi.
Livio Micheli
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