(C.Bott.) E’ racchiuso nella metafora del
terremoto il senso dell’ultimo saluto tributato questa mattina da Mandello
Lario a Giorgio Micheli, il “Deri”, morto improvvisamente lunedì pomeriggio all’età
di 85 anni.
E’
stato don Feliciano Rizzella, che ha officiato le esequie nella chiesa di San
Zeno, ad accostare questo lutto al terribile sisma che ha colpito vaste aree
della Turchia meridionale e della Siria, seminando dolore, distruzione e morte. “Quando
muore una persona che ci è cara - ha detto - è come se si abbattesse su di noi un
terremoto che sconvolge le nostre vite e la nostra stessa esistenza”.
Poi
un’altra metafora, strettamente legata a quanto accaduto nei giorni scorsi e all’attività
professionale svolta da Micheli, da sempre impegnato nel campo dell’edilizia. “Dobbiamo
essere consapevoli - ha detto - che Dio è costruttore e restauratore delle nostre
vite perché lui vuole che nulla vada perduto di ciò che ci ha donato. E perché
non vuole la sofferenza dei propri figli”.
Quindi
la sollecitazione a stringere legami affettivi ancora più forti con chi perde una
persona cara e l’invito alla preghiera, “il mattone con cui costruire la nuova
casa”.
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