“Il mio apprezzamento va a tutto il
personale che ha gestito il duplice intervento. Casi clinici così complessi sono
possibili grazie a uno sforzo organizzativo straordinario. Decine di
professionisti,
ciascuno nel proprio ruolo, hanno dato un contributo prezioso
in tutte le fasi, nei reparti, nelle sale chirurgiche, nei laboratori, nelle sedi e negli uffici del personale tecnico
e amministrativo. E’ grazie a questo lavoro di squadra che il nostro ospedale, una grande azienda
pubblica, raggiunge e mantiene standard clinici d’avanguardia, non soltanto a livello nazionale”.
Così Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST di Bergamo,
fino all’84 residente con la famiglia a Mandello Lario, commenta il primo
trapianto di polmone da vivente in Italia eseguito all’ospedale “Papa Giovanni
XXIII” del capoluogo orobico.
E’
un bimbo di soli 5 anni, proveniente da fuori regione, il paziente sottoposto
martedì scorso al trapianto e il donatore è suo padre, che aveva già donato al figlio
il midollo per curare una rara malattia che lo affligge dalla nascita.
Si
tratta di un caso molto raro, con pochi precedenti in Europa. Il bambino è affetto da talassemia, malattia del sangue che aveva reso necessario il
trapianto di midollo. La donazione del midollo dal padre, con conseguente
“trasferimento” del sistema immunitario del genitore sul figlio, aveva però
generato la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite (la GVHD), una
grave complicanza che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto
allogenico.
Questa
forma di rigetto aveva causato al bambino un danno grave e irreversibile alla
funzionalità polmonare, che ha reso necessario il trapianto di polmone
effettuato a Bergamo.
“L’estrema rarità di questi casi - spiega Michele Colledan, direttore del
Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di chirurgia
generale 3 dell’ASST “Papa Giovanni XXIII” - e i limiti tecnici del trapianto
da vivente, nel caso del polmone non lo rendono un’opzione terapeutica di
facile applicazione. Per questo, diversamente da quanto si verifica per altri
organi, non viene abitualmente considerata un’opzione alla portata di tutti, in
grado di contribuire efficacemente all’abbattimento delle liste d’attesa.
L’intervento segna per il nostro ospedale una tappa importante in un percorso
di crescita dell’attività trapiantologica quasi quarantennale. Un cammino intrapreso grazie al pionierismo di Lucio Parenzan
nella cardiochirurgia pediatrica e che ci ha portati, anche grazie a Giuseppe
Locatelli, alla specializzazione nelle patologie del bambino congenite e
acquisite e che, negli ultimi 20 anni, si è rafforzata puntando a un’attività clinica
di alto livello sul polmone, anche nell’adulto”.
La donazione di polmone da vivente è
un’opzione possibile, ma finora eseguita soltanto in rari casi e in pochissimi Paesi del mondo, soprattutto in Giappone e nel
Nord America a causa della sua applicazione
estremamente complessa.
Il doppio intervento di prelievo e di
trapianto ha richiesto l’impiego di due sale chirurgiche adiacenti, che hanno lavorato in parallelo. La procedura in sala
operatoria è durata 11 ore. L’intervento è stato guidato e coordinato da
Michele Colledan.
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