Pietro
Radaelli, candidato al consiglio regionale per il Partito democratico, in
presidio ieri davanti all’ospedale “Umberto I” di Bellano. Perché questa
scelta? A rispondere è lo stesso candidato: “Perché la Regione Lombardia, sorda
alle esigenze dei cittadini del Lago, continua a decidere di non investire. Il
rischio concreto? La chiusura definitiva del presidio”.
Radaelli
si è confrontato con gli utenti della struttura. Dal dialogo è emersa una
preoccupante situazione: il presidio ospedaliero è di fatto abbandonato a se
stesso e totalmente depotenziato.
“Questa
situazione - si legge in una nota della segreteria provinciale dei Giovani
democratici - causa problemi a un vasto bacino d’utenza, che comprende i comuni
dell’Alto lago e della Valsassina. In questa zona il problema del servizio
sanitario è concreto e, oltre all’ospedale a rischio chiusura, vi è anche una
forte mancanza di medici di base, in particolare in Valvarrone”.
“Non
dimentichiamo - aggiungono i Giovani democratici - che in provincia di Lecco
esiste anche un altro presidio ospedaliero alle cui grida di aiuto la Regione sembra
essere sorda: il “San Leopoldo Mandic” di Merate. Qui la carenza di personale,
specie al Pronto soccorso, obbliga l’azienda ospedaliera a chiedere dipendenti
a società esterne, con forti costi aggiuntivi considerato che tali medici e
infermieri “a gettone” hanno un costo maggiore rispetto a quelli salariati
direttamente all’ospedale”.
“Non
stupiscono le condizioni di questi presìdi ospedalieri - dichiara dal canto suo
Pietro Radaelli - Non investire nella sanità pubblica è stata una precisa
scelta politica della Regione per decenni.
La pandemia ha evidenziato le crepe già evidenti nel sistema sanitario
lombardo. Il nostro territorio conta un numero elevatissimo di morti per Covid.
Non potendo rivolgersi ai medici di base, troppo spesso la cittadinanza si reca
per questioni di routine in Pronto soccorso. I consultori familiari e le
guardie mediche sono stati ridotti drasticamente per numero e personale. A chi dunque
possono rivolgersi i nostri genitori, i nostri nonni malati nel fine settimana?”.
“E
cosa dico - aggiunge il candidato del Pd - alle mie amiche che necessitano
dell’assistenza ginecologica che un tempo fornivano i consultori? Mandiamo le
ragazze di vent’anni dai medici privati a 100 euro a visita? E’ allora necessario
un progetto a lungo termine che miri a risolvere i problemi strutturali della
sanità pubblica in Lombardia”.
In
queste ultime settimane di campagna elettorale Pietro Radaelli prenderà parte
alla tavola rotonda con i rappresentanti delle professioni sanitarie del territorio,
tra i quali Giuditta Pacchiarini, presidente del Comitato Mandic, insieme al
candidato presidente Pierfrancesco Majorino martedì 31 gennaio alle ore 16
presso la sala civica in viale Lombardia a Merate.
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