Il cardinale
Oscar Cantoni martedì 3 gennaio in Duomo: “Dotato di una gentilezza squisita,
unita a tenerezza, era capace di concentrare la sua attenzione con la persona
che aveva di fronte, come fosse l’unica, con una cordialità di rapporto sorprendente”
“Le
singole Chiese diffuse su tutta la Terra affidano in questi giorni alla Trinità
santissima il papa emerito, Benedetto XVI, l’umile operaio nella vigna del
Signore: tanto gli devono per il servizio ecclesiale che ha svolto negli anni
del suo pontificato. Anche noi facciamo grata memoria di questo grande pontefice
che il Signore ha regalato alla sua Chiesa. Dotato di una fervida intelligenza,
unita a profonda modestia, papa Benedetto ha illuminato la Chiesa con la sua
sapienza teologica, tanto da essere definito “il Papa teologo”. Ha
saputo presentare con semplicità e chiarezza la verità di Dio, mentre ha
lasciato trasparire attraverso il suo insegnamento la sua profonda
spiritualità”.
Con
queste parole il vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ha introdotto la sua
omelìa nella messa a suffragio di papa Benedetto XVI celebrata nel tardo
pomeriggio di martedì 3 gennaio in Duomo.
“Tanto
umile quanto coraggioso fino a giungere alle dimissioni dal ministero petrino -
ha detto il prelato - quando le sue forze fisiche e psichiche venivano meno, non
ha tuttavia abbandonato la Chiesa, che ha sorretto con la forza della sua
assidua preghiera in questi nove anni in cui ha vissuto nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano in uno stile
monastico e con una lucida attenzione alla realtà ecclesiale”.
Poi
un riferimento ai suoi incontri con Benedetto XVI: “Lo ricordo nei vari
incontri personali vissuti con lui: fu proprio la Conferenza episcopale
lombarda a essere ricevuta per ultima in una visita “ad limina” pochi giorni
prima del suo trasferimento a Castel Gandolfo. Dotato di una gentilezza
squisita, unita a tenerezza, era capace di concentrare la sua attenzione con la
persona che aveva di fronte, come fosse l’unica, con una cordialità di rapporto
sorprendente. Fino all’ultimo incontro, il giorno del Concistoro, lo scorso 27
agosto, dove completamente afono si è limitato a parlare con i suoi occhi
vivaci ai nuovi cardinali, incoraggiandoli e offrendo loro la sua benedizione.
Un momento davvero indimenticabile, commovente e di alto profilo”.
Quindi
una riflessione a partire dalla parola di Dio appena proclamata: “Il Vangelo
proposto è l’incontro tra Gesù e l’apostolo Pietro, sulle rive del lago di
Tiberiade. Gesù risorto sorprende Pietro con questa domanda: “Simone di
Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?”. Pietro ha saputo offrire una timida, seppur
sincera risposta. Con risolutezza il successore di Pietro, il nostro amato
papa emerito Benedetto XVI, si è invece pronunciato senza nessuna esitazione. Al
dire di chi gli è stato vicino nelle ultime ore della sua vita terrena, papa
Benedetto ha ripetuto in lingua italiana, come ultime sue parole, l’espressione:
“Signore, ti amo”. Ha concluso così il suo ininterrotto dialogo d’amore con
Cristo, mediante questa solenne professione di fede che rivela una amicizia
profonda e sincera che, come ogni vera amicizia, comporta una comunione del
pensare e del volere”.
“Papa
Benedetto - ha aggiunto il vescovo Oscar - ci ha insegnato a vivere la nostra
vita non più per noi stessi, ma con il Signore Gesù a vantaggio degli altri. E
più volte ha ripetuto: “Aiutami a diventare sempre di più tuo amico”. Vorrei
sottolineare un altro elemento che mi ha colpito dell’insegnamento di papa
Ratzinger. Benedetto XVI ci ha ripetuto più volte che soltanto Cristo può
pienamente soddisfare le attese profonde di ogni cuore umano e rispondere agli
interrogativi più inquietanti sul dolore, l’ingiustizia e il male, sulla morte
e sull’Aldilà. Il centro della vita deve
essere quindi nient’altro che il Signore. Annunciare la ragionevolezza della fede è
stata una costante preoccupazione del nostro amato papa emerito, tanto che egli
ha voluto sottolineare questa verità riprendendola anche nel suo testamento
spirituale”.
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