08 gennaio 2023

I partigiani uccisi a Fiumelatte. “Nella Resistenza i giovani trovino le ragioni per apprezzare la vita”

Nell’intervento di Roberto Citterio anche un pensiero per la mandellese Adriana Pasut, sorella di Domenico, morta lo scorso settembre: “Ha rappresentato quella parte di popolazione che, pur senza imbracciare le armi, svolse un oscuro ma prezioso lavoro di supporto ai partigiani combattenti”

Roberto Citterio pronuncia il discorso commemorativo.


(C.Bott.) “L’8 gennaio 1945 nei pressi di Fiumelatte furono fucilati sei partigiani. Ci commuove il ricordo di quei giovani che stremati dal freddo, dalla fame e dalla solitudine si erano consegnati dopo avere avuto assicurazione che la loro resa avrebbe risparmiato ritorsioni verso i loro familiari e che avrebbero avuto il trattamento riservato ai prigionieri di guerra”.
Così Roberto Citterio, presidente della sezione “Lario orientale” dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, ha introdotto il discorso commemorativo pronunciato questa mattina in località Montagnetta di Fiumelatte nel ricordo di Carlo Bonacina (classe 1921), Giuseppe Maggi (1924) e Virgilio Panzeri (lui pure del 1924) di Rancio di Lecco, Ambrogio Inverni (1914) di Bellano, Domenico Pasut (1922) di Mandello Lario e Carlo Rusconi (1920) di Vendrogno.



“Questa commemorazione - ha detto - ci fa riflettere sul debito di riconoscenza che noi abbiamo nei confronti di chi ha sacrificato la propria esistenza per consentirci di vivere la nostra in una società libera. Quell’inverno del ‘44-45 era particolarmente rigido: era scesa parecchia neve. Le formazioni partigiane avevano raggiunto una consistenza numerica considerevole, con scarsi approvvigionamenti di viveri e di armamenti. I tanto sperati lanci di vettovagliamenti da parte degli alleati non c’erano stati. I partigiani si trovarono così in forte difficoltà. Il rastrellamento iniziato nel mese di ottobre da ingenti forze di nazifascisti italiani e dell’esercito tedesco aveva costretto le brigate partigiane a ripiegare sulle montagne a quote sempre più alte”.
Citterio ha ricordato che “il grosso della 55.ma Brigata Rosselli che operava in Valsassina, Valvarrone e Alto lago era ripiegato in Svizzera, sfuggendo appena in tempo alla morsa del rastrellamento” e sottolineato “il senso del dovere e la coscienza di militanti nell’organizzazione partigiana garibaldina” che diede a quei sei partigiani la forza e la determinazione per portare a termine la missione loro assegnata.
“Avendo però avuto l’assicurazione che qualora si fossero consegnati avrebbero avuto salva la vita - ha aggiunto - scesero dal monte Muggio, dove si trovavano, raggiunsero il comando fascista di Bellano e consegnarono le armi. La parola data di garantire loro salva la vita non fu mantenuta. Infatti l’8 gennaio del ‘45, alle 6 del mattino, furono caricati su un camion diretti, si disse, a Como. Era già tutto predisposto. In questo luogo, la Montagnetta di Fiumelatte, i fascisti delle brigate nere simulando un attacco dei partigiani fecero scendere i sei dal camion e li fucilarono”.



Il presidente della sezione “Lario orientale” dell’Anpi ha quindi ricordato la figura di Adriana Pasut, sorella di Domenico, scomparsa a Mandello lo scorso settembre all’età di 98 anni. “Adriana rappresenta quella parte di popolazione che, pur senza imbracciare le armi, svolse un oscuro ma prezioso lavoro di supporto ai partigiani combattenti - ha detto - nascondendoli, fornendo loro cibo e trasportando armi e messaggi. Un’attività oscura ma non per questo meno pericolosa e troppo spesso sottaciuta, soprattutto considerando che fu svolta in massima parte da donne che rischiarono non soltanto la vita ma anche l’oltraggio di ignobili violenze sessuali”.
“Ritrovarsi qui dopo 78 anni - ha proseguito Citterio - significa, come ebbe a dire Angela Locatelli Guzzi nel 1996, avere anche il desiderio di indagare dentro di noi, di scoprire cosa è rimasto della Resistenza e dei suoi valori nelle nostre coscienze, perché la Resistenza è una storia da rileggere e diffondere soprattutto tra le giovani generazioni, affinché in essa trovino le ragioni per apprezzare la vita”.
“Noi siamo eredi di quei giorni di lotta - ha affermato ancora il presidente - e abbiamo il dovere morale di non dimenticare, di trasmettere alle generazioni che verranno un patrimonio di dignità, coerenza, passione civile e solidarietà che è il fondamento stesso della nostra vita. Noi siamo debitori verso i giovani dell’imprescindibile dovere di raccontare la storia, senza odio ma con la ferma determinazione di metterli in guardia rispetto alle tragiche degenerazioni della nostra storia recente, di spronarli a riflettere sulle devastazioni e sul dolore che l’egoismo, la paura dell’altro, la chiusura mentale verso il debole e il diverso, il diniego della solidarietà portano con sé”.



Infine un richiamo alla nostra Carta costituzionale: “Difenderla significa continuare in forme diverse quella Resistenza che riscattò il nostro Paese dal degrado morale in cui l’aveva gettato il fascismo e per la quale i nostri genitori e i nostri fratelli e sorelle maggiori si esposero con il rischio di perdere la vita pur di non essere più sudditi ma liberi cittadini”.
Alla odierna cerimonia di commemorazione hanno presenziato tra gli altri i sindaci di Varenna (Mauro Manzoni), Bellano (Antonio Rusconi) e Mandello Lario (Riccardo Fasoli), il consigliere comunale di Lecco Alberto Anghileri, l'assessore del Comune di Mandello Doriana Pachera ed esponenti dei gruppi Alpini di Bellano, Mandello  e Varenna e della sezione Ana di Lecco, oltre alla presidente dell'Archivio comunale della memoria locale di Mandello, Simonetta Carizzoni.

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