Nell’intervento
di Roberto Citterio anche un pensiero per la mandellese Adriana Pasut, sorella
di Domenico, morta lo scorso settembre: “Ha rappresentato quella parte di
popolazione che, pur senza imbracciare le armi, svolse un oscuro ma prezioso
lavoro di supporto ai partigiani combattenti”
(C.Bott.) “L’8 gennaio 1945 nei pressi di
Fiumelatte furono fucilati sei partigiani. Ci commuove il ricordo di quei
giovani che stremati dal freddo, dalla fame e dalla solitudine si erano
consegnati dopo avere avuto assicurazione che la loro resa avrebbe risparmiato
ritorsioni verso i loro familiari e che avrebbero avuto il trattamento
riservato ai prigionieri di guerra”.
Così
Roberto Citterio, presidente della sezione “Lario orientale” dell’Associazione nazionale
partigiani d’Italia, ha introdotto il discorso commemorativo pronunciato questa mattina in località Montagnetta di Fiumelatte nel ricordo di Carlo Bonacina (classe
1921), Giuseppe Maggi (1924) e Virgilio Panzeri (lui pure del 1924) di Rancio
di Lecco, Ambrogio Inverni (1914) di Bellano, Domenico Pasut (1922) di Mandello
Lario e Carlo Rusconi (1920) di Vendrogno.
“Questa
commemorazione - ha detto - ci fa riflettere sul debito di riconoscenza che noi
abbiamo nei confronti di chi ha sacrificato la propria esistenza per
consentirci di vivere la nostra in una società libera. Quell’inverno del ‘44-45
era particolarmente rigido: era scesa parecchia neve. Le formazioni partigiane
avevano raggiunto una consistenza numerica considerevole, con scarsi
approvvigionamenti di viveri e di armamenti. I tanto sperati lanci di
vettovagliamenti da parte degli alleati non c’erano stati. I partigiani si
trovarono così in forte difficoltà. Il rastrellamento iniziato nel mese di
ottobre da ingenti forze di nazifascisti italiani e dell’esercito tedesco aveva
costretto le brigate partigiane a ripiegare sulle montagne a quote sempre più
alte”.
Citterio
ha ricordato che “il grosso della 55.ma Brigata Rosselli che operava in Valsassina,
Valvarrone e Alto lago era ripiegato in Svizzera, sfuggendo appena in tempo
alla morsa del rastrellamento” e sottolineato “il senso del dovere e la
coscienza di militanti nell’organizzazione partigiana garibaldina” che diede a
quei sei partigiani la forza e la determinazione per portare a termine la
missione loro assegnata.
“Avendo
però avuto l’assicurazione che qualora si fossero consegnati avrebbero avuto salva
la vita - ha aggiunto - scesero dal monte Muggio, dove si trovavano,
raggiunsero il comando fascista di Bellano e consegnarono le armi. La parola
data di garantire loro salva la vita non fu mantenuta. Infatti l’8 gennaio del ‘45,
alle 6 del mattino, furono caricati su un camion diretti, si disse, a Como. Era
già tutto predisposto. In questo luogo, la Montagnetta di Fiumelatte, i
fascisti delle brigate nere simulando un attacco dei partigiani fecero scendere
i sei dal camion e li fucilarono”.
Il
presidente della sezione “Lario orientale” dell’Anpi ha quindi ricordato la
figura di Adriana Pasut, sorella di Domenico, scomparsa a Mandello lo scorso
settembre all’età di 98 anni. “Adriana rappresenta quella parte di popolazione
che, pur senza imbracciare le armi, svolse un oscuro ma prezioso lavoro di supporto
ai partigiani combattenti - ha detto - nascondendoli, fornendo loro cibo e
trasportando armi e messaggi. Un’attività oscura ma non per questo meno
pericolosa e troppo spesso sottaciuta, soprattutto considerando che fu svolta
in massima parte da donne che rischiarono non soltanto la vita ma anche
l’oltraggio di ignobili violenze sessuali”.
“Ritrovarsi
qui dopo 78 anni - ha proseguito Citterio - significa, come ebbe a dire Angela Locatelli
Guzzi nel 1996, avere anche il desiderio di indagare dentro di noi, di scoprire
cosa è rimasto della Resistenza e dei suoi valori nelle nostre coscienze, perché
la Resistenza è una storia da rileggere e diffondere soprattutto tra le giovani
generazioni, affinché in essa trovino le ragioni per apprezzare la vita”.
“Noi
siamo eredi di quei giorni di lotta - ha affermato ancora il presidente - e abbiamo
il dovere morale di non dimenticare, di trasmettere alle generazioni che
verranno un patrimonio di dignità, coerenza, passione civile e solidarietà che
è il fondamento stesso della nostra vita. Noi siamo debitori verso i giovani
dell’imprescindibile dovere di raccontare la storia, senza odio ma con la ferma
determinazione di metterli in guardia rispetto alle tragiche degenerazioni
della nostra storia recente, di spronarli a riflettere sulle devastazioni e sul
dolore che l’egoismo, la paura dell’altro, la chiusura mentale verso il debole
e il diverso, il diniego della solidarietà portano con sé”.
Infine
un richiamo alla nostra Carta costituzionale: “Difenderla significa continuare
in forme diverse quella Resistenza che riscattò il nostro Paese dal degrado
morale in cui l’aveva gettato il fascismo e per la quale i nostri genitori e i
nostri fratelli e sorelle maggiori si esposero con il rischio di perdere la
vita pur di non essere più sudditi ma liberi cittadini”.
Alla
odierna cerimonia di commemorazione hanno presenziato tra gli altri i sindaci di Varenna
(Mauro Manzoni), Bellano (Antonio Rusconi) e Mandello Lario (Riccardo Fasoli), il
consigliere comunale di Lecco Alberto Anghileri, l'assessore del Comune di Mandello Doriana Pachera ed esponenti dei gruppi Alpini
di Bellano, Mandello e Varenna e della sezione Ana di Lecco, oltre alla presidente dell'Archivio comunale della memoria locale di Mandello, Simonetta Carizzoni.
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