Il
riconoscimento verrà attribuito la sera di giovedì 8 dicembre nella palestra comunale del
centro sportivo di Sirtori, in Brianza
(C.Bott.) Hanno vissuto a lungo in Brasile al
fianco dei bisognosi e dei più fragili. Lui, don Battista Cossali, classe 1921,
venne ordinato sacerdote nel 1945 e svolse gran parte del suo ministero in
terra di missione, dove operò dal 1965 al 2005 prima di rientrare in Italia e stabilirsi
nella “sua” Abbadia Lariana, dove morì nel gennaio 2010. Lei, sua sorella
Adriana, vive tuttora ad Abbadia e per lunghi anni affiancò don Battista in
terra di missione. Lo scorso mese di novembre ha tagliato il traguardo dei 98 anni.
A
loro quest’anno verrà assegnato il premio
dedicato alla memoria di Graziella Fumagalli ed Erminia Cazzaniga,
che con dedizione e spirito di abnegazione dedicarono la vita ai più poveri,
sino al sacrificio estremo.
L’idea
di mantenere vivo il ricordo della dottoressa Graziella Fumagalli, medico
specializzato in chirurgia pediatrica uccisa nel ’95 in Somalia nel centro
antitubercolare della Caritas che lei stessa dirigeva, prese corpo nel 1997. L’amministrazione
comunale di Casatenovo istituì dapprima borse di studio per studenti di
medicina e biologia, infermieri o volontari impegnati attivamente in iniziative
di solidarietà nei Paesi in via di sviluppo. Dopo le borse di studio, nel ’99 venne
istituito il Premio “Graziella Fumagalli”, che già alla seconda edizione vide
il coinvolgimento del Comune di Sirtori e della Provincia di Lecco a seguito
della tragica morte di Madre Erminia Cazzaniga, avvenuta a Timor, nel settembre
di quello stesso anno.
Da
allora il premio viene assegnato ogni anno a singole persone, enti pubblici o
privati e associazioni che seguendo l’esempio di Graziella Fumagalli e di Madre
Erminia Cazzaniga si siano distinti nel compiere azioni di solidarietà e fratellanza in ambito
internazionale.
La
cerimonia di consegna avverrà giovedì 8 dicembre alle ore 21 nel segno del motto “Le pagine
scritte con la vita hanno lasciato un segno” e si terrà presso la palestra
comunale del centro sportivo “Enzo Bearzot” di Sirtori, in Brianza. Nella
stessa serata avrà luogo il “concerto per la pace”, che avrà per protagonista
il pianista Marco Detto.
Di
seguito, i due significativi “ritratti” di Adriana e don Battista Cossali delineati
da don Tullio Salvetti (nativo di Colico, fu parroco ad Abbadia Lariana dal
1982 al 1995) e dal Gruppo missionario "Grigne".
“A ogni ora
qualcuno bussava alla porta della casa parrocchiale”
L’immigrazione
irregolare preoccupa tutti. Siamo colpiti dai barconi che arrivano dall’Africa,
facciamo meno attenzione a coloro che vengono dal Sud America con il visto
turistico e poi si fermano in Italia clandestinamente in attesa di qualche
sanatoria. Quasi tutte le forze politiche sono d’accordo nel dire: investiamo
nei Paesi in via di sviluppo in modo che vivano bene nei loro Paesi e non
sentano il bisogno di emigrare. Si può investire con capitali elargiti ai
governanti, troppe volte corrotti, o in istruzione e educazione della gente,
che in quel modo può riscattarsi dal sottosviluppo in cui si trova.
La
Chiesa cattolica ha fatto questa scelta, ha inviato e continua a mandare
missionari in tutto il mondo per alleviare le sofferenze delle popolazioni.
Don
Battista Cossali l’ho conosciuto negli anni Cinquanta nel Seminario di Como
come insegnante di lingua francese nella scuola media che frequentavo. A noi
appariva come una persona preparata, ma un po’ burbera. Mai avrei pensato che partisse per le missioni e invece nel 1965
decise di lasciare l’insegnamento e di andare in Brasile come missionario fidei donum, cioè come sacerdote
diocesano destinato a una parrocchia in terra di missione.
Nel
1980, dopo aver maturato la pensione, lo ha raggiunto la sorella Adriana. Hanno
passato insieme 25 anni a Barra do Mendes, un comune sperduto dello Stato di
Bahia, a servizio della popolazione del luogo.
Con
un gruppo di parrocchiani di Abbadia siamo andati a trovarli nel 1992 e, pur avendo
trascorso un breve periodo di tempo con loro, ci siamo accorti del grande lavoro
che stavano svolgendo. A ogni ora qualcuno bussava alla porta della casa
parrocchiale per i motivi più vari. Per ciascuno c’era un momento di ascolto,
di consiglio e di aiuto concreto.
La
parrocchia si estende per circa 40 chilometri di lunghezza e ogni giorno, con
due fuori strada, raggiungevamo un villaggio. L’arrivo del sacerdote e dei suoi
ospiti era una festa per tutti. La gente si radunava nella cappella per la messa
o per un momento di preghiera, quindi nella scuola accanto (erano due o tre
locali attrezzati alla bell’e meglio) si mangiava, si teneva l’assemblea
parrocchiale, si preparavano i matrimoni, i battesimi, si affrontavano i casi
più disperati del villaggio.
I
due fratelli sono rimasti in Brasile fino al 2005. Don Battista per 40 anni,
Adriana per 25. Hanno svolto un lavoro incalcolabile di evangelizzazione e promozione
umana. Con grande dispiacere di tutta la popolazione, avendo raggiunto gli 84
anni di età, don Battista decise di rientrare in Italia per morire nella sua
terra d’origine, Abbadia Lariana. Adriana ha condiviso con lui un quarto di
secolo in Brasile e lo ha assistito fino alla fine, cioè fino al 2010.
Don Tullio Salvetti
“Una coppia affiatata,
un legame solido e una fede incrollabile”
Don
Battista non aveva mai avuto una vita semplice: nato nel 1921, era stato
ordinato con la guerra ancora in corso e aveva iniziato il suo ministero
sacerdotale nel 1945: dopo i rigidi anni di seminario, in tempo di guerra
doveva affiancare le persone che gli erano affidate in un periodo di difficile
transizione e ricostruzione.
Dopo
un paio di esperienze in parrocchia e un periodo di servizio presso il
seminario, aveva colto l’occasione offerta dall’enciclica “Fidei donum” che
sollecitava le diocesi del vecchio mondo a “prestare” sacerdoti alle terre di
missione ed era partito alla volta del Brasile. Qui aveva forse trovato un
mondo più simile a quello della sua infanzia dove potersi mettere a
disposizione, con la sua energia, delle comunità affidategli.
Al
suo ritorno avrebbe poi raccontato come in quegli anni andasse a visitare le
varie comunità a dorso di mulo, affrontando trasferimenti a dir poco
complicati. Con il passare degli anni al mulo si sostituì un fuoristrada che
accorciò i tempi di viaggio ma non diminuì i pericoli, almeno stando ai suoi
racconti nei quali descriveva come più di una volta aveva rischiato di
ribaltarsi.
Durante
i più di 40 anni trascorsi in Brasile, don Battista era stato affidato a
diverse zone pastorali e in particolare negli ultimi 25 anni venne destinato a Irecê, dove lo raggiunse la sorella
Adriana che già lo aveva accompagnato nelle sue prime esperienze sacerdotali in
Italia. I due costituirono una coppia ben affiatata, basata su un legame solido
e una fede incrollabile.
Don
Battista spesso in giro per i villaggi ad annunciare la Parola e Adriana sempre
disponibile presso la casa parrocchiale, pronta ad accogliere qualunque
esigenza e a scrutare l’orizzonte sperando che il fratello tornasse sano e
salvo (e spesso tornava molto oltre il previsto per essersi dedicato al di là
del tempo limite alle persone incontrate durante la giornata).
Don
Battista aveva passato gli 80 anni e Adriana lo seguiva a ruota quando
tornarono ad Abbadia Lariana per l’ultimo tratto della loro vita. Tornavano nel
paesello natìo dopo avere annunciato la Parola dall’altra parte del mondo.
Visto
da fuori poteva sembrare una sorta di riduzione del loro impegno e delle loro
prospettive, ma conoscendoli c’è da dire che non hanno mai dato l’impressione
di viverla in questo modo. Don
Battista si è subito messo a disposizione del territorio e delle necessità cui
poteva essere d’aiuto.
Per
quanto ci riguarda, lui e Adriana non mancarono praticamente mai agli incontri
del Gruppo missionario "Grigne". A ogni incontro arrivavano sempre informatissimi
su tutti gli eventi del mondo e avevano sempre pensieri profondissimi qualunque
fosse il tema in discussione. Don Battista aveva una predilezione particolare
per gli Atti degli apostoli che, si capiva, erano stati la bussola del suo
ministero in terra di missione.
Memorabile
fu la predica alla veglia di Pentecoste che gli venne chiesto di animare appena
di ritorno: 45 minuti a braccio!
Chiunque
ricordi don Battista ha in mente quei suoi occhietti furbi e intelligenti, quel
suo pensiero mai scontato e sempre acuto che lasciava spiazzati di fronte a un
uomo della sua età.
Che
dire poi di Adriana, donna mite e sempre sorridente, disponibile e attenta alle
persone: pur se in età avanzata non di rado la si vede andare a
piedi in chiesa. E se la incontri ti saluta per nome come fosse
cosa normale alla sua età ricordarsi di persone con cui, in definitiva, ha
condiviso poco tempo della sua lunga vita.
Saranno
i tempi in cui sono venuti al mondo, la famiglia che li ha cresciuti, i geni
particolarmente generosi, ma la cosa sicura quando si ha la fortuna di
incontrare persone di questa tempra è la chiara sensazione di sentirsi di
fronte a qualcuno di speciale, che nasconde la propria unicità in una apparente
normalità e che a ogni incontro ti lasciano un sapore particolare e un profumo
che sa di divino.
Il Gruppo missionario
Oltre che ad Adriana e don Battista Cossali il premio “Graziella Fumagalli e Madre Erminia Cazzaniga”
quest’anno verrà assegnato ad Armando Crippa, presidente dell’associazione “Cassago
chiama Chernobyl” di Cassago, e a suor Luisa Dell’Orto, la religiosa di Lomagna
uccisa la scorsa estate a Port-au-Prince, la capitale e città più popolosa di
Haiti.
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