Il sindaco
Riccardo Fasoli: “La conquista della pace sparisce nel trascorrere della vita
quotidiana. E’ così che interessi politici, economici, personali e
l’individualismo tipico dell’ultimo secolo hanno riportato la guerra in Europa”
(C.Bott.) “Al termine della grande guerra la gran
parte delle famiglie italiane aveva subìto lutti gravissimi. Il Paese era
devastato, eppure nelle trincee e intorno a esse era nato un forte sentimento
di condivisione di un comune destino. Con la vittoria trovava anche compimento
il lungo e travagliato percorso del Risorgimento: dobbiamo essere tutti
consapevoli di quanti sacrifici sia costato e immensamente grati a coloro che
sui campi di battaglia, nelle fabbriche, nelle campagne, nelle città, in ogni
casa ne hanno preso parte”.
Così
Riccardo Fasoli ha introdotto oggi davanti al monumenti ai Caduti il discorso
commemorativo pronunciato in occasione del IV Novembre, festa dell’unità nazionale e della
giornata delle forze armate.
“Una
tragica situazione ci ha resi tutti molto più vicini, più italiani”, ha
aggiunto il sindaco di Mandello Lario, che ha poi proseguito: “Dal 1919 il giorno
dedicato all’unità nazionale e alle forze armate ha attraversato senza
soluzione di continuità tutti i periodi storici del Paese: l’Italia liberale,
l’Italia fascista e, infine, l’Italia repubblicana. Una ricorrenza che ha
seguito le pieghe della storia, assumendone le deformazioni e sopravvivendo ad
esse, dimostrando così di essere il simbolo di un sentimento superiore, che
vive nella coscienza profonda di un popolo. Più serio delle caricature
nazionaliste e più forte dell’antimilitarismo ideologico”.
Dopo aver ricordato “l’estremo sacrificio dei giovani e giovanissimi uomini che diedero la vita per senso del dovere”, il primo cittadino ha osservato: “Il tempo che passa cancella gioie, dolori, ferite e conquiste. La conquista della pace, il dolore della guerra, il valore della democrazia, dello stato di diritto e del rispetto reciproco spariscono nel trascorrere della vita quotidiana: ciò che ha fatto male si dimentica, ciò che si è conquistato lo si dà per scontato”.
Dopo aver ricordato “l’estremo sacrificio dei giovani e giovanissimi uomini che diedero la vita per senso del dovere”, il primo cittadino ha osservato: “Il tempo che passa cancella gioie, dolori, ferite e conquiste. La conquista della pace, il dolore della guerra, il valore della democrazia, dello stato di diritto e del rispetto reciproco spariscono nel trascorrere della vita quotidiana: ciò che ha fatto male si dimentica, ciò che si è conquistato lo si dà per scontato”.
“E’
così che interessi politici, economici, personali e l’individualismo tipico
dell’ultimo secolo - ha aggiunto - hanno riportato la guerra in Europa, insieme
allo spauracchio di una guerra globale. In un mondo che sembra essere sempre
più piccolo, grazie alla globalizzazione, non si avvicinano soltanto i luoghi
ma anche le tensioni sociali. Le disuguaglianze economiche e democratiche nelle
singole nazioni e tra nazioni diverse prestano il fianco a facili
strumentalizzazioni, soprattutto in questo nostro tempo”.
Quindi
altre considerazioni: “Siamo diventati tutti cittadini del mondo. Non si può
pensare in piccolo, non si può pensare soltanto a se stessi, non si può più
concepire il sacrificio di altri per il nostro benessere. Oggi ricordiamo tutti
i caduti di guerra ma anche gli uomini in arme che in patria e nei diversi
scenari esteri operano per la salvaguardia del bene comune, per la difesa della
pace, della libertà e della democrazia”.
Infine
un pensiero alle forze armate. “Voi dovete essere esempio e difesa del
nostro Stato democratico - ha detto
Fasoli - fatto di regole che devono essere rispettate. Il momento reso difficile dalla carenza di
personale e da norme spesso in contraddizione, difficili o quasi impossibili da
applicare, richiede grande dedizione, impegno e massimizzazione delle collaborazioni tra corpi
armati, enti e società civile. Ai rappresentanti dello Stato, politici e
amministrativi, raccomando l’obbligo morale di rettitudine e buon esempio,
dentro e fuori dai loro impegni istituzionali e lavorativi”.
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