25 novembre 2022

“Il ritratto di Bellano”. Un libro e una mostra per “fotografare” un paese del Lago di Como

In 448 pagine 1.500 scatti selezionati tra gli oltre 8.000 ritratti realizzati da Carlo Borlenghi con la “complicità” dello scrittore Andrea Vitali. La presentazione il 9 dicembre al “Palasole”




Ha per titolo Il ritratto di Bellano e il sottotitolo è altrettanto emblematico: La fotografia di un paese del Lago di Como. Edito da “Cinquesensi” e in uscita il prossimo 10 dicembre, raccoglie in 448 pagine 1.500 scatti selezionati tra gli oltre 8.000 ritratti realizzati da Carlo Borlenghi con la “complicità” dello scrittore Andrea Vitali.
Il libro (50 euro il prezzo di copertina) sarà presentato venerdì 9 dicembre alle ore 20 al “Palasole” di Bellano e si può prenotare con lo sconto del 20% inviando una e-mail all’indirizzo ilritrattodibellano@gmail.com.
Il ritratto di Bellano è un progetto del Comune di Bellano, ideato da “ArchiViVitali” e prodotto dalla Pro loco e dallo Studio Borlenghi con il sostegno della BCC della Valsassina.
Famiglie che qui hanno messo radice
Nell’introduzione il sindaco, Antonio Rusconi, scrive: “Il ritratto di Bellano è la fotografia di un paese del Lago Como che si racconta attraverso i volti di oltre un terzo dei suoi 3.500 abitanti. Il progetto raccoglie i ritratti di chi a Bellano vive ma anche di chi ci lavora, di chi ne ha fatto il proprio luogo elettivo o di chi bellanese aspira ad essere”.
“Tra marzo e agosto 2022 - aggiunge - il fotografo ha allestito un set in piazza Santa Marta, mentre lo scrittore si è prodigato a “buttare dentro” i bellanesi e a stilare liste di persone da rintracciare perché accettassero l’invito a far parte di questo grande affresco che negli esiti pare ammiccare, o addirittura bussare alla porta del Guinness dei primati. Un libro suddiviso in capitoli alfabetici, ordine tanto categorico quanto imparziale, introdotti da testi brevi, spesso aforismi, di Andrea Vitali, dove i volti sono abbinati ai cognomi delle famiglie che qui hanno messo radice nel passato fino ai giorni nostri. E si accompagna a una mostra curata dall’artista Velasco Vitali, che da dicembre 2022 a marzo 2023 “invaderà” oltre 400 vetrine di negozi, uffici, spazi pubblici e strade”.
Osserva ancora il primo cittadino: “Gli occhi di un bambino campeggiano sul manifesto della mostra e sulla copertina del volume, così come sono quasi sempre i bambini a chiudere i singoli capitoli. Una consegna al futuro presente di un luogo che consideriamo il più bello del mondo”.
Carlo Borlenghi e il ritratto
La fotografia ritrattistica è un genere antico quanto la fotografia stessa. Charles Baudelaire non ci sarebbe altrettanto familiare senza i potenti ritratti che Felix Nadar ci ha consegnato.
Il fotografo bellanese Carlo Borlenghi è conosciuto in tutto il mondo per la fotografia d’azione, in particolare per le immagini di vela, dalla Coppa America alle più importanti regate internazionali.
Chi conosce i suoi esordi ricorda però le sue immagini in bianco e nero dedicate proprio al paese e ai suoi abitanti, nate in dialogo con il maestro Giancarlo Vitali.
Durante la pandemia Borlenghi, costretto dall’impossibilità di viaggiare, si è messo a studiare l’arte del ritratto e ha messo in posa i suoi familiari nello studio di casa. La curiosità e la voracità hanno fatto il resto: oltre 8.000 scatti (tra questi ne sono stati come detto selezionati 1.500) realizzati chiedendo alle persone di essere se stesse, in uno sguardo di reciprocità e di onestà assoluta che non lascia margine all’interpretazione. Un omaggio, voluto o inconsapevole, allo stile fotografico del grande Peter Lindbergh.
Il ritratto di Bellano è una dedica a Giancarlo Vitali e al suo invito a ritornare a scoprire il microcosmo del paese utilizzando la sapienza acquisita girando il mondo.



 
La prefazione di Velasco Vitali
Si potrebbe iniziare dicendo che Il ritratto di Bellano è un’esposizione pubblica “che vuole raccogliere intorno a un paese e a un luogo preciso il meglio delle tensioni civili e artistiche che si stanno sprigionando” sulla sponda orientale del Lago di Como, con particolare attenzione a Bellano. Ma sono parole rubate a Franco Arminio, il teorico della paesologia, scritte per il suo festival “La luna e i calanchi” che si svolge ad Aliano, in Lucania. Una sorta di manifestazione espansa dove, senza andare troppo per il sottile e senza intellettualismi, si prova a restituire al paese e al territorio quel ruolo di protagonista e di naturale centro che ne ha fatto nei secoli un luogo di cooperazione, di lavoro, di istanze civili e di festa, in stretto rapporto con il paesaggio che lo accoglie.
Ovvero quello che storicamente sono sempre stati tutti i piccoli centri, almeno fino a quando non è apparso all’orizzonte l’oscuro spettro dello svuotamento e dell’abbandono. Perché, allora, ancora oggi qualcuno continua a scegliere di vivere nei paesi?
Le 1.500 foto di Carlo Borlenghi sono un’efficace risposta a questo non semplice quesito che aleggia come un fantasma sui borghi della Penisola e fa apparire Bellano come una miracolata sacca di resistenza e fortuna.
Carlo, con il suo reportage di sguardi, non ha inteso dare risposte. Sarebbe stato presumere troppo: ha piuttosto allestito uno studio, oltre a essersi lui stesso mosso come un ambulante dello scatto “a domicilio” per raggiungere anche chi, limitato dalle proprie forze, ha voluto comunque rispondere all’appello per “esserci”, per rimarcare silenziosamente con la propria presenza il fine del progetto, quello di vivere in un tempo presente, essere una testimonianza. Qui e ora.
Chi si è seduto davanti all’obbiettivo per fermare se stesso nel 2022 ha inteso dire con i propri occhi che questo mondo è esistito, esiste e esisterà. Borlenghi per tutta risposta ha scattato e chissà che nel contempo non abbia anche immaginato ciò che potrebbe pensare tra molti anni rivedendo le facce dei bellanesi tra le pagine di questo libro: “Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l’unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un’anima”.
Sarà proprio così, anche tra molti anni, allorché non soltanto lui non avrà più bisogno delle parole di Saramago: tutti piuttosto, tutti coloro che hanno posato per lui, che si sono seduti davanti alla sua macchina fotografica. Tutti potranno constatare che la natura umana ha un’anima ancora più grande quando è condivisa, che la vita comunitaria si attiva quando è partecipativa. La condizione è metterci la faccia, comprovata certezza che esistiamo.
Il 2022 per Bellano è l’anno zero. Nulla è stato prima e nulla sarà dopo. A Carlo Borlenghi, in questi mesi, non è riuscito di fermare l’attimo ma il tempo che, per contrasto e per ribadire la sua natura rettilinea, ha già accompagnato qualcuno di là, nello spazio eterno del mondo e all’inverso ha fatto nascere in due scatti una nuova vita. Nella prima foto, infatti, una madre è con il figlio in grembo, nella seconda il figlio è in braccio ai genitori.
Un’immagine doppia, che ci assicura che la vita è antidoto al tempo e in questi ultimi giorni del 2022 sta scorrendo veloce sotto i nostri occhi come un’illusione a effetto placebo, merito del fotografo e anche del medico (ex medico) Andrea Vitali, l’amico che l’ha scortato con le parole.
Il risultato è una lunghissima carrellata di immagini che si affacciano da muri e vetri del paese, come una lunga sequenza di film in bianco e nero anni Quaranta, un diorama che viaggia spedito verso lo spazio siderale del futuro a cui non importa né del digitale né dei selfie, né ancor meno che “tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro” e nemmeno che “ogni famiglia infelice è infelice a suo modo”.

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