14 ottobre 2022

Mandello. Luigi Bartesaghi compie 90 anni. La musica, il ciclismo e il dialetto le sue passioni

Negli anni Novanta fu tra i promotori dell’Associazione cardiopatici lecchesi, determinante per la costituzione del reparto di cardiochirurgia all’ospedale di Lecco

Luigi Bartesaghi compie oggi 90 anni.



(C.Bott.) Festa di compleanno (e che festa, verrebbe da dire!) per Luigi Bartesaghi, che oggi taglia il traguardo dei 90 anni.
Classe 1932, nato a Mandello Lario, si è fatto conoscere e stimare in paese per le sue molteplici passioni e per la dedizione e determinazione con cui ha sempre portato avanti ogni iniziativa che lo ha visto impegnato in prima persona. Una su tutte, la sua sfida - perché tale, a tutti gli effetti, deve essere considerata - per dotare l’ospedale di Lecco del reparto di cardiochirurgia.
Una battaglia, quella combattuta a inizio anni Novanta, a giudizio di molti persa in partenza ma nella quale lui ha sempre creduto e che alla fine sarebbe stata vinta.
“Per far pressione presso le autorità regionali c’era bisogno di avere un’associazione che promuovesse iniziative di informazione - raccontava un giorno Bartesaghi - Sono riuscito a coinvolgere tanti miei concittadini, ho raccolto firme da presentare in Regione, organizzato volantinaggi e gazebo all’esterno dell’ospedale. Poi abbiamo costituito l’Associazione cardiopatici lecchesi e grazie alla nostra azione e a una consistente donazione da parte di una benefattrice dopo qualche anno la proposta è stata accolta e il nostro sogno è divenuto realtà”.
Ci sono anche gli “Amiis del dialètt” nel panorama delle iniziative volute e portate avanti da Bartesaghi. “Abbiamo costituito questa associazione con il sostegno di un centinaio di soci che come me credevano nell’importanza del dialetto - è solito ricordare Luigi - Tra loro c’erano Maria Luisa Castagna, la prima presidente dell’associazione, e il dottor Gianni Comini. Eravamo entusiasti e organizzavamo gare di poesia e serate. Andavamo nelle scuole a promuovere la conoscenza del dialetto, facevamo imparare canti, vocaboli e tradizioni”.
Nella vita di Luigi Bartesaghi un capitolo importante è rappresentato dagli anni da lui trascorsi in Canada. “Là avevo degli zii che cercavano operai per la loro fabbrica di statue - spiegava un giorno - e alla loro richiesta di raggiungerli non ho avuto alcun dubbio”. “Sono partito in nave nell’ottobre del ’51 accompagnato a Genova da mio papà Mario, da mio fratello Peppino, da una zia e da alcuni amici. Eravamo 1.500 passeggeri, tutti migranti, e io ero il più giovane. Il viaggio è durato dieci giorni e per sollevare il morale di giorno si suonava e si cantava e la sera c’era l’orchestrina della nave”.

Luigi Bartesaghi (a destra) alle Olimpiadi di Roma del 1960. Accanto a lui suo fratello Peppino.


 
C’è poi il ciclismo nelle passioni e nella vita di Luigi Bartesaghi, che dopo aver superato le selezioni gareggiò alle Olimpiadi di Roma del 1960 con la maglia del Canada, dove tra il 1958 e appunto il 1960 aveva conquistato tre titoli nazionali di ciclismo su strada. E’ stato tra i promotori del Gruppo sportivo Grigne e negli anni Settanta allenatore e accompagnatore della Federazione italiana di ciclismo.
E’ sempre stato anche un grande appassionato di musica, Bartesaghi, per alcuni anni presidente del Corpo musicale mandellese, prima di lui guidato per tre lustri da Achille Panizza.
“La musica faceva parte del nostro orizzonte - ricordava Luigi nella testimonianza raccolta dalla mandellese Bianca Panizza e pubblicata nel 2019 nel libro Passioni e professioni - perché in tutte le case c’era qualcuno che suonava o che cantava. Si veniva invitati ai battesimi, ai matrimoni, alle feste di compleanno, agli anniversari… Si andava gratuitamente per il pezzo di torta e un bicchiere di vino. Ci divertivamo noi e si divertiva tutta la compagnia. Anche nei bar, quando si entrava con il nostro strumento, eravamo accolti con simpatia, gli avventori smettevano di giocare a carte o a biliardo e partecipavano alla cantata”.
Di suo fratello Giuseppe, classe 1934, morto nel gennaio 2021, raccontava: “Peppino ha studiato musica e si è dedicato, con profitto anche maggiore del mio, alla fisarmonica, stimolato dal fatto che quando io sono andato in Canada la casa era diventata un “mortorio”. Si era fatto prestare lo strumento da un cognato, poi ne aveva acquistato uno di seconda mano dal Faggi di Olcio e infine, quando io sono tornato dal Canada, ha usato la mia “Guazzi”, costata 65.000 lire”.
Negli ultimi passaggi di quella stessa testimonianza raccolta da Bianca Panizza è racchiusa la filosofia di vita di Luigi Bartesaghi. “Nel nostro sangue c’era la volontà di fare qualcosa di nuovo, di progredire, di costruire qualcosa per noi e per gli altri - vi si legge - Ci sentivamo parte integrante del nostro ambiente e tutto quello che c’era intorno a noi faceva parte del nostro territorio… La vita, insomma, era un campo aperto da esplorare”.
Buon compleanno, Luigi!

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