“La sofferenza ha
crocifisso il suo corpo ma non ne ha mai indebolito lo spirito”. Una ragazza dice: “Hai camminato insieme a
noi e sei stato il nostro punto fermo”. E una bambina sottolinea: “Sei stato
attento alla crescita di ognuno di noi”
(C.Bott.) “Grazie, don Massimo, per il bene seminato
tra noi. Ti consegniamo tra le braccia di Cristo risorto, il buon pastore”.
Così il cardinale Oscar Cantoni ha concluso l’omelìa ai funerali di don Massimo
Rossi, celebrati questa mattina nella chiesa parrocchiale di Moltrasio.
Rifacendosi
alla lettura del Vangelo di Giovanni e all’incontro di Gesù risorto con i suoi
discepoli sul lago di Genezaret, il vescovo di Como ha detto: “A Pietro per ben
tre volte Gesù chiede se lo ama davvero. Ciascuno di noi può rispondere a
questo interrogativo soltanto se ha avvertito di essere stato oggetto del suo
amore privilegiato e don Massimo fin dall’inizio della sua preparazione al
sacerdozio è stato consapevole di essere stato teneramente amato da Gesù”.
“Don
Massimo - ha aggiunto il prelato - ha sempre manifestato sincera gratitudine
per essere stato scelto dal Signore e da parte sua ha coltivato un’amicizia
profonda, indispensabile per mantenere viva la vocazione al sacerdozio”.
Poi
un riferimento alla responsabilità pastorale e alla volontà di don Massimo di “assumere
con piena consapevolezza, a volte con tremore e timore ma anche con
sollecitudine, il compito di essere pastore di tutti”. “Lo hanno ben compreso e
sperimentato - ha detto il vescovo - i parrocchiani delle comunità nelle quali
è stato inviato: dapprima a Como Sant’Agostino come vicario cooperatore, quindi
come parroco a Somana di Mandello Lario per 13 anni e infine a Moltrasio dal
2015”.
“Il
pastore vive con il gregge, nutre le pecore, si affeziona ad esse e le fa
crescere - ha aggiunto il cardinale Cantoni - E’ esattamente ciò che don
Massimo ha fatto fino alla fine, come hanno ben compreso i parrocchiani di
Somana e di Moltrasio, senza cercare il proprio interesse, senza impadronirsi
delle persone ma nutrendole con la parola di vita e con la forza corroborante
dei sacramenti”.
Quindi
un riferimento alle fatiche, alle sofferenze affrontate coraggiosamente in
questi ultimi anni. “Tante persone lo hanno generosamente accudito - ha
rimarcato il vescovo - riservandogli quella tenerissima cura che si addice a un
padre amorevole dal quale tanto si è ricevuto”. E un accenno al suo saper
vivere una autentica “preparazione alla morte”, offrendo a tutti una esemplare
testimonianza di come un cristiano vive il tempo della malattia, affronta la
solitudine e la sofferenza, trasformati dalla fede in una straordinaria
occasione di grazia, non soltanto per se stessi ma per l’intera comunità”.
Infine
il ringraziamento “per il bene seminato tra noi” e l’affidamento di don Massimo
“nelle mani di Cristo, buon pastore”.
Alla
preghiera dei fedeli altri cenni ai tratti salienti del ministero pastorale di
don Massimo: dalla sua cura per le celebrazioni alla sua attenzione per gli
ultimi, dalla sua generosità e umiltà (“ha sempre messo al primo posto il Signore
servendolo con zelo”) al suo essere un sincero cultore della bellezza, qualità testimoniata
anche attraverso la volontà di valorizzare i tesori artistici delle sue chiese.
Poi
la sua scelta, una volta giunto a Moltrasio, di inserirsi nel solco delle
iniziative di chi lo aveva preceduto, rafforzando in tal modo lo spirito della
sua nuova comunità. E, non ultimo, il richiamo alla sofferenza, “che ha
crocifisso il suo corpo ma non ne ha mai indebolito lo spirito”.
Infine
il “grazie” dei più giovani. “Hai camminato insieme a noi - ha affermato una
ragazza - e sei stato il nostro punto fermo”. Dopo di lei una bambina ha detto:
“Sei stato attento alla crescita di ognuno di noi”.
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